Meglio tenere sempre a mente che, dietro un presunto smemorato, potrebbe nascondersi un altrettanto presunto furbetto. Finora non ci sono prove né per la prima né per la seconda ipotesi, ma gli inquirenti qualche sospetto ce l'hanno. E pare pure che non abbiano alcuna intenzione di dimenticarselo.
Del resto la vicenda di Salvatore Mannino, 52 anni, l'imprenditore di Lajatico (Pisa) - alias «lo smemorato di Edimburgo» - non convinceva fin dall'inizio. Ma fedeli alla regola aurea del giornalismo immaginifico (secondo cui «una bella storia non va mai rovinata con la verità»), giorni fa tutti i media hanno dato credito alla «bella storia», appunto, di Mannino «ritrovato a Edimburgo, ricoverato in un ospedale dopo essere svenuto nella chiesa di St. Gilles»; poi il particolare che ha fatto decollare la news (fake?) nella classifica delle notizie più lette: «Mannino sostiene di non riconoscere la famiglia e di non sapere l'italiano, parlando solo un inglese elementare».
Ieri Mannino è tornato a Pisa con la moglie, «dando a tutti - come nota argutamente Il Tirreno - l'impressione di capire l'italiano, pur sostenendo il contrario e continuando a parlare in inglese». Ad accoglierlo sotto la scaletta dell'aereo pare ci fossero due carabinieri incaricati di condurlo all'ospedale di Pisa «per esami clinici finalizzati all'accertamento di un'eventuale patologia psichiatrica». Ma perché l'Arma si preoccupa così tanto della salute del signor Mannino? E se dietro le «dimenticanze» dell'imprenditore pisano ci fosse invece una «fuga pianificata»? Più di un'ipotesi, almeno a parere dell'agenzia Ansa, secondo cui l'imprenditore, scomparso lo scorso settembre e ritrovato privo di memoria in Scozia il 19 ottobre, «sarebbe accusato di procurato allarme e violazione degli obblighi di assistenza familiare», mentre per il Corriere della Sera l'accusa sarebbe di «simulazione di reato». Di certo si sa che lo smemorato tosco-scozzese ha quattro figli (di cui tre minorenni), e dal giorno in cui è stato ritrovato a Edimburgo ha sempre sostenuto di «non riconoscere la famiglia e di non sapere l'italiano», lingua madre sostituita con un inglese basico del tipo «the pen is on the table... o, al massimo dello sforzo, the cat is black and white...
E ora ci si chiede: «E se Mannino si fosse inventato tutto?»; intanto, nel dubbio, sembra che la procura pisana abbia aperto un fascicolo, alla ricerca di un possibile movente che spieghi il comportamento - quantomeno stravagante - del manager. Tutto è ancora molto confuso. Ci troviamo dinanzi a una rara patologia o a una, molto meno rara, messinscena? A questo punto anche le iniziali, granitiche, certezze dei familiari dell'imprenditore cominciano a sbriciolarsi.
Quando il 19 settembre Mannino sparì dalla sua casa, lasciò un biglietto cifrato: c'era scritto (in codice) «Perdonami». Con quel biglietto, 10mila euro in contanti. La famiglia, pensando a un suicidio, denunciò subito tutto ai carabinieri, e poche settimane dopo, lo scorso 16 ottobre, Salvatore è stato individuato a Edimburgo in stato di choc.
La domanda-chiave resta:
«Perché non riconoscere la famiglia e rifiutarsi di parlare italiano, parlando invece un inglese maccheronico?». Mannino la risposta ce l'ha, o forse non se la ricorda. Sarà compito dei giudici fargliela tornare in mente.
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