Un software anti-assenteismo. Ma all'estero hanno già il chip

Il programma "Savio" segnalerà le malattie sospette. E la visita fiscale potrà essere chiesta anche d'ufficio

Un software anti-assenteismo. Ma all'estero hanno già il chip

Lui si chiama Savio e da dopodomani promette di essere il peggior nemico degli, statali col vizio dell'assenza strategica: quella a ridosso del weekend o a cavallo delle feste e dei «ponti», naturalmente camuffata da malattia. Ricordate l'epidemia che colpì i vigili urbani di Roma alla vigilia del capodanno 2015? Ecco, in teoria situazioni del genere non dovrebbero più ripetersi.

Savio è un software, in dotazione all'Inps, che sfruttando un algoritmo è in grado di elaborare indici di rischio sui malati immaginari. Tradotto, individuerà tutte le assenze potenzialmente sospette e di conseguenza deciderà le visite fiscali. Potrà farlo perché con l'entrata in vigore (dal 1° settembre, giustappunto) del «Polo Unico delle visite fiscali» queste saranno effettuate dall'Inps - che già di occupa dei dipendenti privati e ora riceverà il testimone dalle Asl, e anche d'ufficio anche per quelli pubblici - e soprattutto potranno essere decise anche d'ufficio, senza che vi sia un dirigente a farne espressamente richiesta.

A corollario di questa rivoluzione ci sono l'obbligo di rendersi reperibili dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 18 e la possibilità di reiterare la visita in caso di assenza prolungata, nonché quella di convocare il presunto malato in ambulatorio. Per il Polo Unico sono stati stanziati 17 milioni che copriranno la parte restante del 2017 e 35 per il 2018, ma il nodo principale rischia di essere la carenza di medici in alcune regioni: ad esempio in Lombardia ce n'è uno ogni 36mila lavoratori, laddove in Calabria il rapporto è di uno a 5mila.

Ci vorrà un po' di tempo per scoprire se e fino a che punto il computer riuscirà a combattere la piaga dell'assenteismo nella pubblica amministrazione italiana, sta di fatto che all'estero sono già più avanti di noi. Molto più avanti. Negli Stati Uniti, ma anche in Svezia e in Belgio, ci sono delle aziende che offrono ai loro dipendenti la possibilità di farsi impiantare un microchip sottopelle con cui possono fare un sacco di cose come timbrare il cartellino, comprare il caffè alla macchinetta, aprire la porta dell'ufficio e attivare pc e stampanti.

Il primo prototipo risale al 1998 ed è custodito presso il Museo della Scienza di Londra, ma le prime applicazioni sono molto più recenti: la svedese «Epicenter» ha iniziato nel 2015 e per ora ha coinvolto circa 150 persone. Va sottolineato che l'adesione (almeno per ora, in attesa di un futuro chissà quanto prossimo in cui potremmo essere obbligati) è assolutamente volontaria. Il chip viene iniettato in pochi secondi con un microago nella parte della mano che sta tra pollice e indice e l'intervento - assicurano - è indolore e biologicamente privo di rischi.

Altrettanto non si può dire del versante relativo alla privacy, tant'è che alcuni stati americani come California e Wisconsin lo vietano.

Una tecnologia di questo tipo, infatti, potrebbe consentire di controllare non solo quanto spesso andiamo al lavoro ma anche come lo svolgiamo, e poi cosa acquistiamo, e se il dispositivo contenesse un gps anche dove ci troviamo. Scenari tanto inquietanti quanto prematuri, almeno in Italia: qui il «Grande Fratello» è soprattutto un programma tv e se Savio riuscirà a rendere un po' più difficile la vita dei furbi ci sarà solo da applaudire.

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