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Soldati russi nel Donbass ma Mosca smentisce. L'Ue: "Via dall'Ucraina"

Kiev denuncia blitz. Bruxelles: "Attaccate e la pagherete". Salta telefonata tra Papa e Putin

Soldati russi nel Donbass ma Mosca smentisce. L'Ue: "Via dall'Ucraina"

Nel Donbass riecheggia il suono sinistro delle armi. Siamo alle prime scaramucce, ma la situazione potrebbe precipitare da un momento all'altro. Nel pomeriggio di ieri il ministero della Difesa ucraino ha confermato l'azione di mercenari russi contro l'esercito di Kiev nelle località di Novoluhanske e di Pisky. Un soldato risulta ferito. Mosca respinge qualsiasi responsabilità, ma la pressione militare aumenta e Putin dopo aver messo nel mirino il Donbass, punta anche al sud dalla Crimea e al nord dal confine con la Bielorussia. Non fa quasi più notizia la presenza di 75mila uomini lungo i 2.220 chilometri di frontiera con l'Ucraina, ma dal canto suo Kiev si sta organizzando per difendersi. Non potrà certo farlo in maniera autonoma di fronte a una possibile invasione. I generali ucraini hanno avvertito che non sarebbero in grado di respingere le truppe russe senza un determinante aiuto militare dall'Occidente. Gli Stati Uniti hanno già assegnato a Kiev un sostengo di circa 3 miliardi di dollari, fornendo novanta tonnellate di munizioni nel quadro di un pacchetto di ulteriori 60 milioni, comprendente anche missili Javelin, già schierati contro i russi del Donbass. In questo momento in Ucraina, a scongiurare l'annessione da parte di Mosca, si trovano un centinaio di consiglieri militari Usa e una ventina appartenenti alla Nato. Sono loro di fatto a dirigere le operazioni.

Proprio la Nato, per voce del suo segretario generale Jens Stoltenberg, che ieri ha incontrato il presidente ucraino Zelensky, ha ribadito il totale appoggio a Kiev: «Abbiamo parlato della concentrazione russa ai confini, una presenza che non si ferma e non si riduce ma che prosegue. Tutto questo è ingiustificato, provocatorio, destabilizzante e minaccia la sicurezza dell'Europa. Ogni forma di aggressione di Mosca avrà conseguenze serie». Conseguenze anche di natura economica, come si legge nel documento redatto ieri pomeriggio dal Parlamento europeo. Nella risoluzione Bruxelles condanna il potenziamento della presenza delle forze militari russe ai margini dell'Ucraina. I deputati chiedono che il governo di Mosca ritiri immediatamente le sue truppe e che ponga fine alla sua minaccia contro il paese vicino. Il documento si chiude con una frase lapidaria: «Qualsiasi ostilità da parte di Mosca avrà un elevato costo economico e politico».

La strada del dialogo risulta sempre meno percorribile, ma la possibilità di avviare una de-escalation, e rispettare l'integrità territoriale dell'Ucraina, si alimenta tra le diplomazie. Zelensky, come riportano i media di Kiev, avrebbe eletto Mario Draghi come suo interlocutore privilegiato nella crisi. Inoltre, un possibile bilaterale tra Putin e Zelensky viene confermato da Dmitry Peskov, portavoce del leader russo. «La guerra nel Donbass è interna all'Ucraina. Sappiamo tuttavia dei tentativi di presentare la Russia come partecipante al conflitto. Per queste ragioni Putin è aperto al dialogo con il presidente Zelensky. Credo che entro pochi giorni verrà fissata la data del summit». Peskov ha osservato che ora i contatti russo-ucraini sono mantenuti a livello di rappresentanza da Dmitry Kozak, vice primo ministro della Federazione Russa. L'Occidente si aggrappa anche a Papa Francesco.

É saltata al momento la telefonata tra Bergoglio e Putin, ma il pontefice avrebbe intenzione di incontrare a Mosca il patriarca Kirill, per poi visitare nel 2022 Kiev, come affermato dal capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, Sviatoslav Shevchuk.

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