Solo 15 anni al ceceno che ha ucciso Ciatti. Il padre: "Una vergogna"

Pena ridotta all'omicida del 22enne pestato a morte in Spagna. L'accusa chiedeva 24 anni

Solo 15 anni al ceceno che ha ucciso Ciatti. Il padre: "Una vergogna"

Quindici anni per omicidio volontario. Il Tribunale di Girona, dopo aver condannato Rassoul Bissoultanov per l'assassinio di Niccolò Ciatti, 22 anni, emette la sentenza. Quindici anni di carcere al 26enne ceceno esperto di Mma, la pena minima prevista in Spagna dove il massimo per omicidio di primo grado sono 24 anni. Tre lustri appena dietro le sbarre per aver preso a calci un ragazzo senza motivo, sotto gli occhi di decine di persone. «Vergogna!» scrive il padre della vittima, Luigi Ciatti, sulle pagine di Facebook. «Questa non è giustizia. È un'offesa a Niccolò e a tutti noi. Eppure c'era il verdetto della giuria popolare che aveva riconosciuto l'omicidio volontario aggravato, c'era la richiesta del pm di dare al colpevole 24 anni di carcere e 9 di libertà vigilata. Quali sono le attenuanti che il presidente del Tribunale ha riconosciuto al colpevole? Faremo ricorso. «Quando tornate a casa - Ciatti si rivolge ai giudici spagnoli - avete il coraggio di guardare negli occhi i vostri figli?».

Due pesi, due misure. Lunedì la sentenza a Frosinone con la pena dell'ergastolo ai fratelli Bianchi, anche loro professionisti di Mma, un mix di arti marziali e boxe, che hanno massacrato di botte Willy Monteiro Duarte. Ieri quella del Tribunale catalano che riduce al minimo, per lo stesso reato, la pena. «Il presidente del Tribunale di Girona dovrebbe studiare la parola giustizia - continua Ciatti - E dovrebbe cambiare lavoro. Persone che dovrebbero essere dalla nostra parte, invece sono al fianco degli assassini. Siete la vergogna di un mondo civile».

Una sentenza assurda per un delitto ancora più assurdo commesso sulla pista da ballo del St Trop di Lloret de Mar, in Costa Brava, dove Niccolò trascorre con gli amici l'ultimo giorno di vacanza. È il 12 agosto 2017, tre picchiatori ceceni entrano in discoteca. Sono le 2,27. Alle 2,51 incrociano Niccolò e lo spintonano. «Levati gli urlano. Il 22enne di Scandicci cade a terra. Bissoultanov prende la mira e gli sferra un calcio laterale alla testa. Un colpo calibrato e, soprattutto, mortale diranno in aula i poliziotti della omicidi spagnola. Le loro parole, assieme a un video girato da un turista olandese, lo inchiodano. «Un colpo che non si improvvisa, una mossa inferta con la massima forza - spiegano alla giuria - Il corpo dell'aggressore è saldo e ben in equilibrio per dare il colpo letale». Niccolò muore per emorragia cerebrale. Per il pm spagnolo, Victor Pillado, l'amico di Bissoultanov, Movsar Magomadov, anche lui figlio di rifugiati ceceni, non ha preso parte al pestaggio.

La querelle giudiziaria inizia con l'arresto dei tre picchiatori. Restano nelle celle spagnole fino alla decorrenza dei termini, agosto 2021: dopo 4 anni il processo in Spagna non è mai iniziato. Bissoultanov coglie l'occasione e va in Francia, dove risiede, con una scusa. Scompare fino alla cattura in Germania, a ottobre. Estradato in Italia, resta nelle patrie galere fino al 29 dicembre quando la corte di Assise di Roma lo rimette in libertà per un vizio di forma: l'imputato non era in Italia quando è stato emesso l'ordine di cattura. Il ceceno torna in Spagna per andare a processo. «Non credo nella giustizia italiana» dice in conferenza stampa. A fare la differenza, di fatto, è la pena prevista per l'omicidio volontario nei due Paesi.

Nel frattempo la Terza Sezione della Corte d'Assise di Roma dichiara infondata l'istanza che l'ha scarcerato. Il processo prosegue a Roma anche senza imputato visto che nessuno dei due procedimenti, quello spagnolo e quello italiano, ha sentenza definitiva. Oggi la seconda udienza.

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