
Due alleati e una bomba. Il destino della guerra all'Iran, il possibile coinvolgimento statunitense e persino le parabole politiche di Bibi Netanyahu e Donald Trump sono legate a quel triangolo. Un triangolo disegnato intorno ad una superbomba da 14mila chili trasformatasi nell'arma finale. Un'arma capace non solo di consegnare la vittoria a Netanyahu, cancellando i progetti nucleari degli ayatollah, ma anche di spingere Trump ad un pericolosissimo scontro con la base elettorale che gli ha garantito la conquista della Casa Bianca. Lei si chiama Gbu 57, pesa 13.600 chili e contiene 2.600 di esplosivo ad alto potenziale. Grazie al suo peso e alla massa detonante è l'unico ordigno non-nucleare capace di penetrare e distruggere bunker e strutture fortificate protette da oltre 60 metri di cemento armato. Insomma è l'unico ordigno capace, assieme alle atomiche tattiche, di sbriciolare le difese di Fordow, il santuario atomico scavato nelle viscere di una montagna 32 chilometri a nord est della città santa di Qom.
Secondo molte fonti d'intelligence in quei laboratori sotterranei, protetti da ottanta metri di roccia e cemento, si nasconderebbero quantitativi d'uranio arricchiti fin oltre l'82 per cento e quindi assai prossimi alla soglia del 90 per cento necessaria per la realizzazione di un'arma atomica. E in quegli stessi laboratori lavorerebbero a pieno ritmo tremila nuovissime centrifughe nucleari. Insomma un vero «santuario» atomico totalmente fuori dalla portata di un'aviazione israeliana dotata di bombe anti- bunker progettate per distruggere fortificazioni che non superano i dieci metri di profondità. Per raggiungere l'obbiettivo fin qui dichiarato, ovvero la distruzione delle infrastrutture nucleari iraniane Bibi Netanyahu è dunque costretto a ottenere l'aiuto dell'America. Ma proprio qui sta il problema. La Gbu 57 non è esattamente una bomba da esportare, prestare o regalare. L'unico aereo capace di trasportarne due nella pancia è il bombardiere strategico americano B2. Quindi per vederla impiegata sul santuario atomico di Fordow, o sui bunker in cui si nascondono Alì Khamenei e gli altri leader iraniani, Netanyahu deve spingere Trump ad entrare in guerra al suo fianco. Pena il fallimento della sua ultima avventura bellica. Ma questo rischia di rivelarsi un grosso guaio politico per l' «amico» Trump arrivato alla Casa Bianca grazie ad una campagna elettorale incentrata sulla promessa di tenere l'America lontana dalle «inutili» e costose guerre combattute dai suoi predecessori. Rinnegando quella promessa Trump rischia di spaccare in due il proprio elettorato portando allo scontro aperto la base Maga più populista, legata a personaggi come Steve Bannon o il vice presidente J.D. Vance e le correnti della destra evangelica vicine ideologicamente a quella messianica d'Israele.
Insomma l'utilizzo della superbomba su Fordow e il coinvolgimento nella guerra all'Iran rischiano di dilaniare l'elettorato dell'America repubblicana. E ridurre in cenere non solo il nucleare iraniano, ma anche la presidenza Trump.