Coronavirus

Solo il debito "buono" fa Pil

l Pil è sulla buona strada con un +4% nel terzo e quarto trimestre. L'Italia inizia "il lungo sentiero stretto di risalita"

Solo il debito "buono" fa Pil

Il Pil è sulla buona strada con un +4% nel terzo e quarto trimestre. L'Italia inizia «il lungo sentiero stretto di risalita. Mentre nei servizi si registrano i primi segnali positivi, l'industria si mostra solida. Così afferma la Congiuntura Flash della Confindustria di fine maggio. I graduali allentamenti delle restrizioni antiCovid, resi possibili dalle vaccinazioni a tappeto ha «reso possibile» nel secondo trimestre un primo, piccolo, aumento del prodotto interno lordo, cui seguirà un forte rimbalzo nel terzo trimestre e nel quarto con +4% abbondante. L'impatto degli investimenti finanziati dal governo di Mario Draghi con il Next generation EU lo consoliderà.

Il deciso aumento di Pil con i de-cumulo delle scorte indica una domanda oltre le attese e un riaccumulo di scorte che sosterrà la produzione di beni e servizi, «finora condizionati dalle misure anti-contagio». C'è, infatti, una ripresa dei viaggi e dei consumi fuori casa, riaperture del turismo.

Ho messo fra virgolette le frasi «rende possibile» e «finora condizionati dalle misure anti-contagio» per chiarire che Confindustria non dice che questa ripresa è causata dalle misure anti-contagio, solo che il successo di tali misure (che si deve a generale Figliuolo, e al nuovo capo della protezione civile, l'ingegnere Curcio, dotato in materia in protezione civile). Confindustria dice che vaccinazioni e riaperture graduali hanno allentano i vincoli, che frapponevano alla ripersa economica, non che è loro merito. La ripresa è merito delle imprese di tutti i settori, e dimensioni, comprese quelle con più di 5 milioni di proprietà che il Pd di Letta vorrebbe sottoporre a imposta di successione. Ma oltre che alla capacità e volontà di questi imprenditori di ogni taglia - dagli autonomi agli artigiani, dalle società di persone a quelle di capitali, dalle aziende agricole a quelle della filiera delle successive lavorazioni che operano all'interno e che esportano fino alle banche - la ripresa ha avuto anche il prezioso sostegno del «debito buono». Dei deficit di bilancio, che sono stati fatti dal governo, per far risorgere la capacità produttiva inutilizzata, il cosi-detto «output gap», con ristori maggiori, più rapidi, meno burocratizzati, meglio mirati dal governo attuale. Infatti, quando vi è «output gap», anche gli economisti neo liberali come Einaudi, e Ropke, nonché i rigorosi fautori dell'economia sociale di mercato tedeschi, e lo stesso Fiscal Compact, ossia il regolamento europeo sulle regole sul debito e sul deficit ritengono «debito buono» quello mirato a colmare l'«output-gap», sia nei consumi, sia soprattutto negli investimenti.

Erra Letta, quando sostiene che gli interventi per gli aiuti di emergenza debbano essere coperti con nuove tasse. Al contrario il «debito buono» mirato all'«output gap», generando crescita del Pil, riduce il suo rapporto col debit e aumentando l'occupazione, migliorando il tenore di vita, in primis, delle fasce più deboli della popolazione. Occorre che debito per investimenti del Next Generation EU, vada a investimenti, per stabilizzare la crescita. Ma anche esso, sia pure a tasso basso, è debito, ma non necessariamente statale. Lo Stato deve finanziare solo un quota molto limitata di questo debito, il resto sia debito di imprese pubbliche e semi pubbliche statali, regionali locali possibilmente quotate in Borsa. Più mercato, meno Stato.

Niente reddito di cittadinanza M5S, più produttività.

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