Sondaggio choc: i dem non lo vogliono

Secondo le rilevazioni per le primarie, Sala sarebbe dietro a Majorino e Balzani

Antonio RuzzoMilano Forse a Giuseppe Sala potrebbe non bastare aver tolto la cravatta e sbottonato il colletto della camicia che ormai non sta più sotto la giacca scura ma è coperta da un maglioncino un po' sgualcito che fa tanto «casual». E le primarie, con cui il popolo della sinistra milanese sceglierà il prossimo 6 e 7 febbraio il candidato sindaco della città, potrebbero non essere la formalità che il Partito democratico pensava. Non «butta» benissimo. Anzi. Come scriveva ieri il sito Dagospia l'ex commissario di Expo arranca, nonostante il Pd si stia facendo in quattro per farlo digerire a una sinistra che in realtà fatica a innamorarsi di un candidato sui cui «pesa» un passato da dirigente Pirelli e da city manager della giunta Moratti. E queste per i compagni sono colpe che non si cancellano con una giravolta. Così Sala arranca e arranca parecchio.Un sondaggio choc tra i tesserati lo vedrebbe infatti addirittura dietro in questo momento ai suoi due avversari, l'assessore alle politiche sociali del Comune di Milano Pierfrancesco Majorino e il vicesindaco di Palazzo Marino Francesca Balzani. Sembra un po' come una di quelle partite dove la squadra strafavorita alla vigilia poi non riesce a segnare e rischia alla fine anche di perdere.E il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che su questo voto si gioca un pezzo importante del suo «campionato», a Milano non può perdere. Anche perché una sconfitta del suo uomo ridarebbe fiato alla truppa «nemica» dei governatori guidata dal presidente pugliese Michele Emiliano a cui potrebbero unirsi anche il campano Vincenzo De Luca e il piemontese Sergio Chiamparino con cui l'idillio della candidatura a presidente della Repubblica sembra ormai solo un ricordo. Così si gioca tutto sui numeri. I conti che si fanno a sinistra girano tutti intorno all'affluenza. Sono lontanissimi i tempi in cui alle primarie milanesi si faceva la coda per votare. Un ricordo gli 82mila elettori del 2006 che nel 2010 sono diventati poco più di 67 mila e tra poche settimane potrebbero essere più o meno la metà. Il punto è tutto qui e nelle stanze del Pd lo sanno bene. Se nelle urne dovessero finire più di 60mila schede Sala ce la dovrebbe fare anche con una certa comodità mentre a 50mila rischia e sotto le 40mila perde. Sembra il gioco delle tre carte e anche qui «non c'è trucco e non c'è inganno...»: se a votare si presenta solo il popolo della sinistra radicale le chanche di vittoria dell'ex commissario di Expo si riducono al lumicino.

Intanto nei giorni scorsi l'assessore al Welfare Majorino ha diffuso i dati di un sondaggio del suo staff su un campione di mille persone del centrosinistra che confermano il possibile «flop» di votanti con un'affluenza che potrebbe essere addirittura dimezzata rispetto alle primarie del 2010. Per il 70% degli intervistati inoltre è importante che esista una continuità con la giunta precedente. E anche questo per Sala non è un bel segnale.

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