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Il sondaggio a sorpresa: Msi in testa davanti al Pci

Rilevazione di «Pn»: il quadro politico se si votasse oggi con i partiti del 1983. Almirante al 19,6%

Il sondaggio a sorpresa: Msi in testa davanti al Pci

S e oggi si andasse al voto sapete chi vincerebbe? Sorpresa: il partito di Giorgio Almirante, proprio quel Msi che per 50 anni è stato all'opposizione. Non è uno scherzo, né fantapolitica ma quello che pensano gli italiani. Che l'elettorato abbia svoltato a destra non è una novità, non occorre guardare ai risultati elettorali o ricordare quanto sia cambiata la geografia politica locale. Ma sorprende invece quanto consapevole sia questa svolta, che abbiamo riscontrato leggendo il risultato di un'indagine demoscopica pubblicata dal giornale sovranista Il Primato nazionale. Secondo il sondaggio di BiDiMedia, che ha rilevato il gradimento odierno nei confronti dei partiti della Prima repubblica, e precisamente nel 1983, quando nessuna delle forze politiche attuali era presente sulle schede elettorali, il primo partito sarebbe il Msi con il 19,6% delle preferenze. Il Pci di Enrico Berlinguer raggiungerebbe il 18,9%, mentre la Dc sarebbe solo il terzo partito con il 17,4%.

Qualcuno penserà sia un semplice gioco, un test divertente, ma non è così. Qui entrano in ballo idee e valori e la loro proiezione sul presente. Il Msi era, dandogli una connotazione oggi di moda, un partito sovranista, che si contrapponeva all'internazionalismo socialcomunista e anche all'eccessivo asservimento all'atlantismo. Insomma, valori e contenuti che, attualizzati, si riscontrano nei due movimenti sovranisti e di destra di oggi, cioè Lega e Fratelli d'Italia, i quali ormai viaggiano assieme abbondantemente oltre il 40 per cento nei sondaggi.

Certo, è sorprendente vedere che i due partiti di opposizione di destra e di sinistra di 37 anni fa oggi sono i più graditi dall'elettorato. Peccato che comunque non potrebbero governare. Con il proporzionale allora in vigore, la Dc rispolvererebbe le vecchie formule per restare, come sempre, salda al governo. Un rischio che potrebbe ripetersi se gli interessi dell'attuale maggioranza portassero a un'involuzione del sistema elettorale, premiando l'ingovernabilità.

In ogni caso, la percentuale attribuita dal sondaggio BiDiMedia al Msi fa impallidire anche la cosiddetta «destra di governo», quella An guidata da Gianfranco Fini che nella svolta del 1995 cercava una legittimazione politica. Un'esperienza che ha quasi fatto scomparire la destra italiana, non solo per il «tradimento» del leader ma soprattutto per lo scioglimento del partito e per la sua confluenza nel Popolo della Libertà, che hanno messo in ombra proprio i suoi valori caratterizzanti. Non a caso Giorgia Meloni nel 2012 ha capito che quel patrimonio andava non solo conservato ma valorizzato e fatto crescere. Non è stata un'operazione nostalgia, tutt'altro. Sia Salvini sia Meloni hanno compreso che in quelle radici e in quel mondo vi era ancora qualcosa di inespresso, un'area ritenuta appetibile dall'opinione pubblica. Insomma, quell'anima riformista che, come sottolinea anche il Primato Nazionale, vide lo storico segretario missino precursore della grande battaglia per il presidenzialismo, diventato oggi una bandiera per Meloni. Per la leader di Fdi un cammino non facile quello da fare nel solco della tradizione, ma che già raccoglie i primi frutti, non solo nel gradimento degli elettori.

A inizio anno, infatti, il prestigioso The Times l'ha incoronata, unica italiana, fra i 20 personaggi che potrebbero plasmare il mondo nel 2020.

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