«Sono andata via per non farti soffrire»

Pubblichiamo alcune delle molte lettere d'amore giunte in redazione. Continuate a scrivere a letteredamore@ilgiornale.it

La lontananza è come una prigione, le sue sbarre mi tolgono la libertà di vederti, di starti vicino, di abbracciarti, di godere di te e allora affido a questa lettera la mia nostalgia, e le parole saranno le mie carezze, i pensieri saranno i miei abbracci e io vorrei essere questo foglio di carta per stare tra le tue mani. È capitato altre volte di stare lontani, ma ogni volta è più difficile: ho paura dell' abitudine alla lontananza, ho paura dei silenzi, ho paura di perderti, perché io non potrei vivere senza te, senza noi, senza passione. Mi guardo intorno e il mondo ha cambiato colore... Il cielo, i prati, il sole sono diventati grigi: arriverai finalmente, io ricomincerò a vivere e il mondo ridiventerà colorato. Sì, la lontananza è una prigione.

L'organetto, sotto le mie finestre, gracida una musica straziante, ma il giostraio è allegro e promette nuove emozioni: «Venghino, venghino, signori, oggi è l'onomastico di tutte le passioni... Per gli amanti veri un giro a metà prezzo!». Ma noi eravamo già altrove. Oggi, pur senza di te, non sono sola. Accanto a me c'è la tua mancanza, prodiga di ricordi, il tremore delle ansietà che svanivano al tuo arrivo, la mia felicità, in punta di piedi, che sfiorava le tue labbra insinuandosi, docile, nel girotondo intorno al palato. Poi la nudità degli sguardi, il desiderio, la nostra ombra, unita in un unico profilo, così leggero da librarci, impalpabili e silenti come un sogno. Io non sono sola, amore mio, ho la tua mancanza sempre accanto a me...

Lettera firmata

Dolce tristezza di un giorno lontano, il ricordo di noi due soli in quel fine settembre, isolati dal mondo ed innanzi a noi la nostra scogliera e il suo tiepido tramonto, il suono eterno delle onde lì dove la terra incontra il mare, e poi tu timida e silenziosa con il tuo sguardo riverso sul grande mare, nel guardare il tuo viso amor mio, in me emozioni infinite, e poi la gioia di vivere quell'attimo in cui compresi che un altro miracolo di Dio si era appena compiuto, mi fece dono dell'amore: mi dono a te! Amore, Amore mio, Amore che mai fine avrà. Poi tu mia sposa per sempre con il tuo bianco vestito, Dio! Come eri bella, una bellissima rosa posata dolcemente su una bianca nuvola fatta di sola luce. È passato il tempo amore mio, invecchierò con te, e pregando il cielo, l'umile speranza che tenendoti per mano arriveremo in fondo al viale della vita! Ti Amo, mia dolcissima Sara.

Patrizio Pesce

Perché a un tratto mi sei tornato in mente dopo un abisso di tempo e da un profondo oblio dove ti avevo relegato? Perché all'improvviso sei comparso ed hai occupato il mio animo riportandomi ad un lontanissimo passato? Convinta di averti dimenticato coinvolta dal turbinio della vita mi sono ritrovata immersa in un groviglio di sentimenti contrastanti. Ti amavo con tutta me stessa, eri il raggio di sole che dava un senso alle mie giornate e rendeva più semplice e meno faticoso affrontare difficoltà che si erano abbattute sulla mia vita. Attendevo con ansia il momento in cui ti incontravo e speravo intensamente in un futuro insieme a te. Così non è stato e vorrei dire che ti ho odiato, ma mentirei. Forse anche inconsciamente ti ho cercato in altri incontri, ogni piccolezza era, però, una scusa per allontanarmi e mai più ho provato quella esaltazione, quel sentimento, quell'annegamento di me stessa che mi portava ad annullarmi in te. Non so più niente di te, né ho voluto mai sapere, non so dove vivi e se vivi. Pensavo di averti dimenticato ed ora tu rinasci nel mio ricordo.

Carla Rosin

Sono in macchina. L'orologio segna le sei e un quarto di mattina. Fuori fischia un vento sferzante, freddo. Forse tra poco pioverà e i pescherecci si bagneranno, dondolati dalle onde grigiastre. Sono sprofondata in una solitudine sorda, pesante come il piombo attaccato alla lenza dei pescatori. C'è tutta questa ombra, Ettore, che gioca ad inghiottire e sputare ed io sono un'accolita, tra i molti dispersi, uomini in mare. Ti scrivo per chiederti perdono. Perdona le mie frasi brevi, i silenzi e la foschia, e se puoi perdona gli artigli che ho stretto attorno alle tue spalle. Ciò che sei tu non voglio dirlo su un giornale; ciò che sono io è così semplice. Non avrei dovuto permetterti di avvicinarti al mio sole nero, Ettore. Perdonami. So che puoi. Chiuderò con amore e giuramenti, perché non ho intenzione di chiudere affatto.

Tornerò, un giorno di questo futuro, e il caldo brucerà fin nell'oscurità e mi vedrai, che cammino, che sorrido bianchissima, risplendo, Ettore, guarda! Capisci, allora, perché sono dovuta scappare? Solo un po' più lontana, amore mio, solo per salvarti. Non voglio cantare come le sirene, Ettore. Nessuno affogherà. Ti amerò così tanto, Ettore, quando sarò pronta.

Lucia

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