Il governo più rosso che sin qui vi sia stato in Italia è alla ricerca di gettiti, per tappare il buco di bilancio creato dalla politica di spesa, in cui campeggia il reddito di cittadinanza, che favorisce il lavoro in nero anziché l'occupazione. E ha deciso di adottare una tassazione con più progressività, con più imposte. Ma ciò a parole, nei fatti vuole spremere il ceto medio e medio basso infatti, fra i recuperi di gettito, campeggia quello derivante dalla abolizione nel 2020 della cedolare secca per gli affitti di immobili ad usi commerciali, ossia i negozi e negozietti, che riguardano una platea di un milione di esercizi, in piccola parte del centro delle grandi e medie città, in gran parte nelle loro periferie nei piccoli centri, negli antichi borghi storici. Il viceministro all'Economia Misiani, che fa parte del Partito democratico, ha dichiarato che questa flat tax, introdotta a titolo provvisorio per il 2019, dal governo, Conte non sarà rinnovata dal governo Conte 2 per il 2020 e per il 2021. Ma promette il suo rinnovo per il 2022, con questo specchio per le allodole, immaginando che questa coalizione che sta facendo acqua da tutte le parti possa durare. Un governo di sinistra socialmente orientato dovrebbe curarsi delle periferie e dei borghi, perché ivi risiedono i cittadini con reddito modesto ed ivi operano il maggior numero degli esercizi commerciali che sono più a rischio di sparire, sotto il peso della pressione fiscale sugli affitti. La quale dai proprietari si trasferisce a loro. La flat tax del 2019 alleviava questa pressione, per bloccare la mortalità dei piccoli esercizi, sulla base della positiva esperienza della flat tax del 21% sugli immobili dati in affitto dalle persone fisiche come abitazioni. Essa nel 2012 ha dato un gettito di 1,23 miliardi di euro, nel 2016 ha dato 2,07 miliardi di e mentre l'Irpef calava da 5,92 miliardi a 5,56. Al netto di questo calo, la flat tax ha dato un maggior gettito del 39%, non dovuto alla crescita del Pil, dato che nel 2016 l'Italia era in depressione ma a un effetto Laffer, perché sono emersi immobili per i quali tutto o parte dell'affitto era «in nero». Per gli quelli commerciali la flat tax del 21% consente di ridurre gli affitti in misura rilevante e in gran parte chi ne beneficia sono contribuenti con reddito modesto. Infatti l'Irpef per lo scaglione di reddito fra 15mila e 28mila euro è già al 27% e passa al 38% da 28mila sino a 55mila e poi va al 41% sino a 75mila; poi arriva al 43%. Con la chiusura dei piccoli esercizi le periferie diventano dei dormitori, i piccoli centri perdono la loro vivibilità, gli edifici storici declinano.
Ma questa politica della sinistra malata di fiscalismo, che danneggia le famiglie modeste e gli operatori economici minori, è anche miope fiscalmente perché la flat tax invece che ridurre il gettito lo ha aumentato. E per l'edilizia commerciali, dal declino si può passare al rilancio.
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