Per ricercare le due notizie nelle agenzie di stampa bisogna digitare la parola madre ma madre è esattamente ciò che, a entrambe, è stato impedito di essere. I figli li hanno messi al mondo, ma poi li hanno uccisi. Mercoledì sera a Muggia, in provincia di Trieste, una donna di cinquantacinque anni seguita dal Centro di salute mentale ha tagliato la gola al suo bambino di nove. Dopo il divorzio dei genitori il piccolo era stato affidato al padre e solo da pochissimo gli incontri tra lui e la mamma avvenivano senza la presenza di un assistente sociale. Come quello di mercoledì quando la donna ha afferrato un coltello da cucina e lo ha ucciso per poi tentare un gesto autolesionista. È stato il padre del bimbo a dare l'allarme non riuscendo a mettersi in contatto con l'ex moglie. E sempre ieri, la Corte d'Assise di Bergamo ha messo la parola fine a un altro orrore. Ha assolto la ventinovenne di Pedrengo Monia Bortolotti, imputata per la morte dei suoi due figli, Alice e Mattia, avvenute nel 2021 e nel 2022. Secondo i giudici non esistono elementi probatori sufficienti per affermare che per Alice si sia trattato di un omicidio. Ma per quanto riguarda la morte di Mattia, l'assoluzione è arrivata "per totale incapacità di intendere e di volere al momento dei fatti".
Monia rimarrà in una Rems, una struttura sanitaria, per dieci anni e la sua condizione verrà valutata ogni sei mesi. In questo strazio non c'è statistica, né alcuna svolta di senso da indagare. E non ci sono madri. Solo vittime di altre vittime. Le madri la vita la danno e basta.