Sopravvissuti all'incendio, rischiano il macello. A Ragusa 25 asini e cavalli messi all'asta

La proposta della Lav e di Michela Brambilla: "Usiamoli per la pet therapy"

Sopravvissuti all'incendio, rischiano il macello. A Ragusa  25 asini e cavalli messi all'asta

Scampati all'incendio dell'estate di un anno fa nel parco di Calaforno, nel Ragusano, che commosse l'Italia perché morirono diversi animali chiusi in recinti, 25 tra asini e cavalli rischiano di finire al macello. Non c'è pace per questi equidi che, pure, costituiscono un'attrattiva. Poterli vedere in natura, nell'Azienda pilota regionale per l'allevamento dell'asino ragusano di Carcallè, a Calaforno, aggiunge alla bellezza una valenza educativa per i bimbi e non solo. Eppure il loro destino è segnato. La Regione siciliana ha deciso di alienarli, ovvero di venderli all'asta mercoledì. «E in aste del genere dicono il presidente della Lav Gianluca Felicetti e la responsabile Area equidi Nadia Zurlo, che hanno sollevato il caso prendono parte soprattutto commercianti e allevatori della filiera alimentare, interessati all'acquisto per macellazione». Né potrebbe essere altrimenti, visto che i lotti all'asta sono 2 e corposi: 19 cavalli, di cui solo 3 non Dpa, ossia destinati alla produzione di alimenti a uso umano, e 6 asini, di cui uno destinato a finire in qualche insaccato. «Sono certa che il presidente Schifani, di cui ben conosco la sensibilità, sta già considerando di annullare l'asta e di invitare il Dipartimento regionale Sviluppo rurale e territoriale ad adottare soluzioni alternative» commenta Vittoria Michela Brambilla, deputata del collegio di Gela-Caltanissetta-Canicattì. Solo lui o il Dipartimento possono decidere di stoppare l'asta. Per il Dipartimento costano troppo, così sfuma qualsivoglia proposta di contenimento, come quella, fatta dalla Lav e da Brambilla, di sterilizzare gli equidi lasciandoli dove sono.

«Gli animali in sovrannumero vengono alienati in qualsiasi allevamento del mondo scrive il Dipartimento -. Il mantenimento di animali in allevamento è già diseconomico per un qualsiasi ente pubblico, mantenere un allevamento con animali sterilizzati determina sovraffollamento e costi crescenti per l'erario regionale». Brambilla lancia un'altra alternativa: «La Regione, con un nuovo bando, potrebbe cederli ad associazioni animaliste o impegnate in programmi di pet therapy». E aggiunge: «Sarebbe davvero un bel segnale se il nuovo presidente come primo atto, o uno dei primi atti del suo governo decidesse di graziare questi animali innocenti». Il Dipartimento precisa che l'attività di allevamenti pilota «si giustifica laddove manteniamo le razze autoctone, come l'asino ragusano, esistente dal 1985, mantenuto in purezza».

Ma allora perché ci sono i cavalli? «Sono stati

acquisiti negli anni senza una progettualità definita e lasciati riprodurre senza alcun obiettivo di miglioramento o prospettiva di utilizzo spiega il Dipartimento -. Il loro mantenimento lì non può essere giustificato».

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