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Sorpasso Erdogan, l'ombra dei brogli. Kilicdaroglu attacca: "Siamo avanti noi"

C'è ombra di brogli. I rumors ai seggi al mattino di ieri ad Istanbul sostenevano che erano migliaia le schede contraffatte

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C'è ombra di brogli. I rumors ai seggi al mattino di ieri ad Istanbul sostenevano che erano migliaia le schede contraffatte. Alle 23 ora locale con il 90% dei voti scrutinati Recep Tayyip Erdogan era al 49,9%, Kemal Kilicdaroglu si fermava al 44,4% e l'ultranazionalista Sinan Ogan al 5,3%. Il Sultano ancora una volta ha scompaginato i giochi e ha dimostrato che per lui non c'è quella sconfitta drammatica come molti prevedevano. Andrà al ballottaggio con un netto margine a suo favore ed è probabile che al secondo turno i voti di Ogan confluiscano sul Sultano. L'opposizione però contesta i risultati. «In base ai dati in nostro possesso Kemal Kilicdaroglu è in vantaggio», sostengono i sindaci di Istanbul e Ankara, Ekrem Imamoglu e Mahsur Yavas, candidati alla vicepresidenza per l'opposizione. Kilicdaroglu al 69% è il presidente più votato in Italia dai turchi espatriati. Centinaia di persone dell'Akp il partito di Erdogan ieri sera erano già in piazza per festeggiare, ma ora per la sfida finale si dovrà attendere il ballottaggio, il 28 maggio. Il presidente del Consiglio elettorale turco Ahmet Yener ha risposto al tweet di Kilicdaroglu che ha definito una «farsa» il conteggio dei voti: «Non c'è nessun ritardo nella fornitura dei dati, e questi sono condivisi con i partiti politici». Al mattino ancora prima che aprissero i seggi l'atmosfera era tesissima. I sostenitori di Erdogan e Kilicdaroglu hanno fatto intervenire la polizia per ripristinare l'ordine più volte. Anche a Kadikoy, quartiere laico e repubblicano, che si raggiunge con il battello dal ponte di Galata. Una sorta di città nella città abitata da 1 milione e mezzo di persone. A Kadikoy è un pullulare di caffè alla moda e piccoli negozi trendy. Quasi nessuna donna indossa il velo e tutti vestono all'Occidentale, maschi e femmine, sembra di trovarsi in una metropoli europea, Londra o Parigi. Mehtap, 42 anni, ragioniera, ieri stava per votare nella scuola di Moda e ha spiegato: «Sono speranzosa, ma temo irregolarità perché il conteggio sarà elettronico. La signora Canan Katfancoiglu che controlla la correttezza del voto per il Chp è molto tosta, contiamo su di lei. Spero in un cambiamento e in un vento di libertà per mio figlio e per tutti i bambini di questo Paese». Anche Burce, 28 anni, impiegata in un'azienda alimentare era fiduciosa. «Kilicdaroglu vincerà al primo turno, ne sono sicura. E sono convinta che l'economia poco alla volta si riprenderà».

Da Kadikoy in un quarto d'ora di taxi si arriva a Uskudar, un sobborgo più variegato come orientamento politico. All'arrivo dei battelli c'è una splendida moschea e tanti baracchini che vendono simit, un tarallo con semini che i turchi mangiano a colazione al mattino anche con formaggio o a pranzo se hanno poco tempo e non vogliono spendere molto. Nel liceo tecnico di Pasakapisi tre ragazze ieri mattina stavano aspettando il loro turno per votare. Sude, 22 anni, studentessa di psicologia che indossava un velo verde pastello ha raccontato: «Sono preoccupata per i brogli, ma voglio un cambiamento». Una madre e sua figlia, velate entrambe, in coda anche loro per il voto hanno detto che erano lì per Erdogan, ma hanno spiegato di aver paura e di preferire non essere intervistate. Anche Kenan, 32 anni, che gestisce un parcheggio, ha votato per Erdogan. «È il migliore rais di sempre, però sono preoccupato, potrebbero esserci dopo i risultati disordini e violenza per strada». Un altro sostenitore di Erdogan Levat, 55 anni, che lavora nell'export del settore tessile aveva detto: «Erdogan vincerà al 100% non c'è alcuna possibilità che Kilicdaroglu la spunti, l'opposizione non trionferà». Intanto ieri molti istanbulini sono andati a pranzo fuori. Il ristorante Kanaat di Uskudar era pieno. Famiglie con bambini, uomini, donne, anziani, giovani erano lì in attesa per capire che direzione avrebbero preso le loro vite e la loro Turchia.

Ma ancora una volta pare che nulla possa cambiare.

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