Londra La notizia è giunta senza alcun preavviso nella tarda mattinata con l'effetto di un colpo di scena ben organizzato. Di fronte all'ingresso di Downing Street il Premier britannico Theresa May ha annunciato di voler indire le prossime elezioni politiche per il prossimo 8 giugno. Una mossa che nessuno si aspettava anche perché ad escluderne l'eventualità era sempre stata proprio lei. Neppure adesso, il Primo Ministro sembra contenta della decisione che però si era resa inevitabile per difendere le trattative future sulla Brexit. Un tema di prima grandezza, che include tra l'altro - come ha ricordato ieri Guy Verhofstadt a nome di Bruxelles - la riassegnazione di agenzie europee come Ema ed Eba (attualmente sono nel Regno Unito, e per l'agenzia del farmaco l'Italia è in lizza) in altri Paesi dell'Ue.
«Il Paese è unito ma Westminster non lo è - ha spiegato ieri la May - e pur essendo riluttante nel prendere questa decisione mi sono convinta che la sola via per garantire certezza, stabilità e sicurezza per gli anni a venire è indire queste elezioni. Questo è ciò che il governo si è impegnato a garantire dalla scorsa estate, dopo che il Paese ha votato per uscire dall'Ue. Nonostante le previsioni di un collasso finanziario ed economico, la fiducia dei consumatori è rimasta alta e la crescita economica come il numero dei posti di lavoro hanno superato ogni nostra aspettativa».
Proprio adesso che stanno per iniziare le trattative con l'Unione il governo si sente accerchiato, attaccato da più parti. «Nelle scorse settimane il Labour ha minacciato di votare contro l'accordo finale che raggiungeremo con l'Unione - ha proseguito May - i Liberaldemocratici vogliono bloccarci, il Partito Nazionalista scozzese afferma di voler votare contro la legislazione che revocherà formalmente la nostra appartenenza all'Unione. E i membri non eletti della Camera dei Lord ci hanno combattuto ad ogni passo che abbiamo fatto. I nostri avversari ritengono che, poiché il governo ha una piccola maggioranza, la si possa indebolire e così facendo ci convincano a cambiare. Hanno torto perché sottovalutano la nostra determinazione».
Con questa decisione il governo sfida apertamente l'opposizione che invita a lasciare che sia la gente a decidere quale futuro scegliere. «Sarà un voto sulla leadership - ha spiegato May - bisognerà scegliere tra una leadership stabile e forte nell'interesse nazionale, con me come primo ministro, oppure una coalizione di governo debole e instabile, retta da Jeremy Corbyn, sostenuta dai Liberaldemocratici che vogliono soltanto riproporre le divisioni del referendum». Il leader laburista Corbyn ha ben accolto l'annuncio della May commentando che «il popolo britannico ha l'occasione di votare per un governo che abbia come priorità gli interessi della maggioranza e che si occupi dei problemi interni, come la ricerca di una casa, i finanziamenti al servizio sanitario, la spinta ad un'economia che funzioni per tutti».
Buona la prima reazione dei mercati con la sterlina che risale la china, mentre il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk si limita a prendere atto della novità sottolineando che la decisione non sposta di una virgola i piani dell'Unione per Brexit.
Quanto ai sondaggi, per ora danno ragione alla May, i Conservatori oggi risultano solidamente in testa con il 43% dei consensi rispetto al magro 25% dei laburisti. Ma la politica è imprevedibile e giugno è ancora lontano.
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