La stella di Donald Trump non vuole smettere di brillare nonostante gli attacchi incrociati, l'altezzosa sicurezza della vittoria da parte di Hillary Clinton e le picconate del vandalo di Hollywood. Quando mancano 11 giorni all'election day, alcuni sondaggi raccontano di un nuovo ritorno di fiamma degli elettori per il tycoon, che recupera parte dello svantaggio nei confronti della rivale democratica. A livello nazionale, secondo la media dei sondaggi di RealClearPolitics, la Clinton è avanti di 5,4 punti, con il 48,6% contro il 43,2% del candidato repubblicano. Un margine analogo mostra la rilevazione targata Washington Post e Abc, che parla di un +6 (48 a 42), mentre per Fox News il margine è solo del 3 (44 contro 41). Ma in un sistema elettorale come quello americano, dove non è il voto popolare a decidere direttamente, ma il numero dei cosiddetti grandi elettori conquistati stato per stato, è fondamentale la partita nei cosiddetti «swing states», gli indecisi. Proprio in questo caso nel rush finale le previsioni cambiano di ora in ora, ma i numeri sono più o meno concordi nel dare i due avversari testa a testa in Florida, Nevada, North Carolina e Ohio. E mentre il miliardario newyorkese risponde agli attacchi dei democratici e dei detrattori del Gop, nel mirino finisce la sua stella sulla Walk of Fame di Hollywood, presa a picconate da un vandalo di nome James Otis. L'uomo, che è stato arrestato dalla polizia, ha raccontato che la sua intenzione era quella di rimuovere la stella e metterla all'asta il giorno delle elezioni per raccogliere fondi a favore delle donne che hanno denunciato di essere state molestate da The Donald.
Trump, intanto, presenta il suo «New Deal» per i neri americani, nel corso di un comizio in North Carolina. Il suo progetto si fonda su «tre promesse: comunità sicure, istruzione e un impiego ben retribuito», e punta a rivitalizzare le aree urbane impoverite dalla crisi, nella speranza di conquistare il favore degli elettori delle minoranze. Oltre a prevedere degli incentivi per le imprese che si trasferiscono in comunità degradate. Il sostegno del candidato repubblicano tra gli afroamericani è molto basso, addirittura la metà del 6% ottenuto da Mitt Romney nel 2012, ma lui assicura: «Sarò il vostro più grande campione, non darò mai la comunità afroamericana per scontata». Ma il nuovo piano per i neri non è l'unico annuncio fatto da Trump: a sorpresa, ha rivelato che la moglie Melania avrà un ruolo più attivo da qui all'election day e farà «due o tre discorsi importanti», perché «è una grande oratrice». L'ex modella slovena ha tenuto un profilo decisamente basso nella campagna elettorale del candidato Gop, in particolare dopo la polemica sul suo discorso copiato da Michelle Obama alla Convention di Cleveland. Per avere su di sé le luci della ribalta, tuttavia, Melania deve aspettare: ieri è stato il giorno della First Lady, per la prima volta salita sul palco insieme a Hillary in North Carolina, uno degli stati in bilico che Obama ha vinto nel 2008 ma non nel 2012, e dove ora Trump è in vantaggio. Michelle ha cercato di far leva sulla sua popolarità per convincere gli indecisi, visto che sino a ora il suo carisma si è rivelato il vero asso nella manica della Clinton. Tuttavia il rischio è addirittura che la grinta della moglie di Obama si trasformi in un boomerang, facendo emergere in maniera clamorosa le differenze con la candidata democratica. E intanto Wikileaks continua a mettere in imbarazzo Hillary diffondendo nuove email del suo staff, le quali svelano i possibili conflitti di interesse della Clinton Foundation.
I messaggi mostrano che nel 2011 Doug Band, consigliere di Bill Clinton dai tempi della sua presidenza e cofondatore della società di consulenza Teneo, raccogliesse contributi per decine di milioni di dollari anche da suoi clienti per la fondazione, oltre a sollecitare compensi privati per Bill.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.