Giuseppe Conte vorrebbe che il MoVimento 5 Stelle scaricasse Luigi Di Maio. Poi si potrà occupare la casella rimasta vuota con la figura Alessandro Di Battista. E questo varrebbe almeno rispetto alle logiche interne della dirigenza grillina.
Il piano è articolato: convocare un'assemblea interna in cui discutere dell'evoluzione della partita del Quirinale, con il "tradimento" del ministro degli Esteri quale unico punto all'ordine del giorno (Luigi Di Maio è "accusato" dai suoi compagni di partito di aver affossato notte tempo il nome di Elisabetta Belloni, vertice del Dis, quale candidato per la successione al presidente Sergio Mattarella), e subito dopo - come rivelato pure da Italia Oggi - aprire le porte al rientrante "Dibba". Una sostituzione in corsa che, nell'ottica dell'avvocato originario di Volturara Appula, dovrebbe far risalire i 5S nei sondaggi, considerando la prossimità dell'ex parlamentare con la base originaria.
C'è almeno un problema: è proprio il grillismo delle origini - quello che si è organizzato attorno alla sigla "L'Alternativa c'è" - a respingere al mittente la proposta dell'ex "avvocato degli italiani". I post grillini guardano a "Dibba" come al loro leader naturale, mentre del "nuovo corso" di Giuseppe Conte non ne vogliono sapere.
"Conte e Di Maio sono forse due figure troppo "ingombranti" per coesistere pacificamente nello stesso partito - dichiara a IlGiornale.it l'onorevole Rosa Menga - ". Poi la previsione: "Mi pare improbabile che si dividano ed altrettanto improbabile che si torni ad un progetto Conte-Dibba". Le donne e gli uomini che hanno deciso di non votare la fiducia al governo Drahgi non credono nel ritorno alle "piazze del Vaffa" e di tutto il resto.
Un tema è dirimente per la Menga: "Ricordiamoci che il primo (Conte, ndr) ha sponsorizzato la nascita del governo Draghi, mentre il secondo (Dibba) l'ha osteggiata sino a decidere di lasciare il MoVimento 5 Stelle". Dalle parti de L'Alternativa c'è, in fin dei conti, non credono che Alessandro Di Battista possa scendere a compromessi pur di tornare in Parlamento.
Lo stesso "Dibba", poi, ha posto delle condizioni chiare: "Io comunque, Giuseppe, di Letta non mi fido proprio. Io non dimentico nulla", ha commentato via social, postando in relazione ad un'intervista che l'ex presidente del Consiglio giallorosso e gialloverde ha rilasciato a Il Fatto Quotidiano, che nel frattempo è impegnato pure con il "processo" a Luigi Di Maio. Se Conte vuole che Di Battista torni sui suoi passi, dunque, magari portando in dote pure i deputati ed i senatori che ora come ora risiedono nel Gruppo Misto, bisogna che il "campo largo", ossia l'alleanza tra Pd e 5S, diventi un ricordo. Ma Conte non sembra disponibile ad una rivoluzione di quel tipo.
L'Alternativa c'è, nel frattempo, serra i ranghi. Se l'onorevole Rosa Menga è scettica sulla ricomposizione del quadro grillino, un altro parlamentare, l'ex sottosegretario Alessio Villarosa, preferisce rimanere sull'esistente: "Sono abituato al concentrarmi sull'oggi e meno sui "se"", ci fa sapere. Alessandro Di Battista, ex volto principe del MoVimento 5 Stelle, dovrà, nel caso volesse davvero tornare nell'agone, scegliere se deludere i grillini delle origini, sposando la causa contiana, o convergere sul progetto lanciato qualche mese fa dai fuoriusciti.
Un bel rebus ma la prima delle due ipotesi passa da un risultato che è tutto fuorché scontato: che Conte riesca - come sembra volere - ad eliminare Di Maio dalla
scena. Il politico di Pomigliano d'Arco è peraltro uno dei ministri centrali del governo di Mario Draghi: immaginare che la "ghigliottina" preparata dai contiani riesca nell'intento rischia di essere fuorviante.
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