La sostituzione etnica esiste: non è un teorema della destra

Già dal 2008 al 2016, rispetto agli italiani che si erano trasferiti all'estero per lavoro, molti più stranieri immigrati (regolari e non) li avevano frattanto sostituiti in Italia

La sostituzione etnica esiste: non è un teorema della destra
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Una notizia, due angolazioni. La prima: Eurostat ha pubblicato alcuni dati sulla crisi della natalità in Europa e il Guardian li ha ripresi, dopodiché il Corriere della Sera li ha ripresi a sua volta, con un'analisi di Carlo Cottarelli il quale ha evidenziato che entro il 2100 il nostro Continente perderà sino a un terzo degli abitanti, e che, perciò, siccome il saldo tra nati e morti è negativo, urgono una regolarizzazione dell'immigrazione e delle politiche di natalità; ecco perché vanno ripensate le accoglienze dei migranti soprattutto economici (e questo governo lo sta facendo, ammette Cottarelli) così da portare in Italia dei lavoratori con le competenze necessarie.

Ora vediamo una seconda angolazione di questa "notizia", che il quotidiano Libero, sempre ripresa da dati Eurostat, per cominciare già scrisse nel gennaio 2018: sette anni fa. Ma questo è il meno. Lo stesso concetto, e in particolare la necessità di una politica delle nascite, nell'aprile 2023, fu espresso dal ministro Francesco Lollobrigida ("gli italiani fanno meno figli, quindi li sostituiamo con qualcun altro") dopo che l'avevano espresso anche Giorgia Meloni e Matteo Salvini: che per questo furono additati dall'intero arco parlamentare e giornalistico. Vari talkshow ci dedicarono intere trasmissioni, e persino Il Foglio ritenne di dover mostrare un proprio vaccino anti-destre parlando di "sciocchezza colossale", "visione antiscientifica" e "discendenza dalle teorie razzistiche". Eppure, ricontrollate parola per parola, le parole di Lollobrigida (sono in rete) esprimevano le stesse necessità richiamate da Cottarelli. Sono cambiati solo i numeri: ieri il Corriere esplicitava che "l'Europa perderà fino a un terzo degli abitanti", e che il governo ha aumentato i permessi di lavoro rispetto al governo precedente e si è passati dai 30mila annui del governo Conte agli oltre 160mila del governo Meloni.

Detto questo, possiamo aggiungere altri dati circa la "sostituzione etnica" e ciò che realmente significa. Già dal 2008 al 2016, rispetto agli italiani che si erano trasferiti all'estero per lavoro, molti più stranieri immigrati (regolari e non) li avevano frattanto sostituiti in Italia. Senza scomodare Eurostat, i dati si potevano già apprendere ne "Il lavoro dove c'è" dell'Osservatorio statistico dei Consulenti del lavoro: gli italiani si erano spostati soprattutto in Germania (20.000 nel solo 2015) e Gran Bretagna (19.000) ma anche Francia (oltre 12.000). Quanto al numero di immigrati, erano sicuramente molti di più dei 509.000 italiani che avevano lasciato il Paese. La sostituzione era già tutta lì, anche se non aveva un'equivalenza per status lavorativo: le occupazioni degli italiani che vanno all'estero e quelle degli stranieri che vengono qui, infatti, sono molto diverse tra loro. In Italia era ed è in atto non solo una sostituzione, ma anche una "proletarizzazione" fondata sui famosi mestieri che gli italiani non vogliono più fare, sia legali sia illegali.

Quanto ai dati Eurostat che ora impressionano il Guardian e il Corriere, già nel 2015, in Europa, i morti avevano superato i vivi: ed era la prima volta che succedeva da quando l'Eurostat, nel 1961, si incaricò di contare gli uni e gli altri. Nel 2015 risultavano nate 5,1 milioni di persone e ne risultavano morte 5,2 milioni, eppure la popolazione europea già allora era complessivamente aumentata, cioè era passata da 508,3 a 510,1 milioni. Che cosa non quadrava? Gli immigrati: che erano aumentati (circa 2 milioni in un anno) mentre gli europei residenti, lentamente, erano diminuiti, o, per dirla male, era in atto una sostituzione.

Su un piano teorico, "più morti che vivi" sarebbe anche una buona notizia in un Pianeta brulicante e bisognoso di sempre nuove risorse, e anche l'apporto degli immigrati, come detto, dovrebbe comporre una società ideale e meticcia che andasse a impiegarsi nei già citati famosi lavori che gli europei non vogliono più fare. Lo teorizzavano anche i "maestri del pensiero unico europeo" per come li definì a suo tempo Giulio Tremonti in un'intervista; gli immigrati era il senso avrebbero fatto i lavori più umili e oltretutto ci avrebbero indirettamente pagato le pensioni, quasi fossero una sorta di popolo di ricambio.

Piacciano o no queste espressioni, è notevole che nei prossimi vent'anni almeno metà della crescita demografica del Pianeta si concentrerà in Africa. L'Europa invece perderà peso: gli europei conteranno solo per l'8 percento della popolazione mondiale quando nel 1950 erano il 20 per cento. E il Vecchio Continente diverrà vecchissimo.

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