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Da sovranisti a conservatori: l'evoluzione di Meloni e Salvini

Mai come oggi il conservatorismo è al centro del dibatitto politico e, a giudicare dalle dichiarazioni dei leader di FdI e Lega, sembra aver preso il posto del sovranismo.

Da sovranisti a conservatori: l'evoluzione di Meloni e Salvini

Termine per anni inutilizzato, evitato, quando non criticato e vituperato, il conservatorismo è alla ribalta del contesto politico italiano come mai era accaduto. Dopo l’elezione di Giorgia Meloni a Presidente dell’ECR in Europa, anche Matteo Salvini sembra aver intrapreso una svolta in senso conservatore al punto di aver sostenuto a Mezz’ora in più su Rai3: “mi sento certamente conservatore e liberale”. Un’affermazione preceduta dalla constatazione che “destra o sinistra sono categorie superate” ma che segna un punto di svolta per il leader della Lega rispetto al posizionamento sovranista degli ultimi anni.

Stiamo entrando in una nuova fase politica lasciandoci alle spalle il quinquennio 2015-2020 in cui sono avvenuti eventi inaspettati e dalla portata rivoluzionaria di cui la Brexit, l’elezione di Donald Trump e la formazione del governo Lega-Movimento Cinque Stelle sono l’emblema.

Le elezioni europee del 2019 hanno rappresentato il punto più alto per il sovranismo europeo, da quel momento è cambiato lo scenario generale, in Italia con la nascita del governo giallo-rosso e a livello globale con la pandemia di coronavirus. Il covid ha segnato una cesura rispetto al passato e, sebbene molte delle battaglie care al sovranismo si siano dimostrate giuste (il contrasto alla globalizzazione, l’importanza di un’autonomia nazionale nei settori strategici), l’opinione pubblica si è rivelata sempre più distaccata dai toni talvolta sopra le righe che hanno caratterizzato il sovranismo. Una tendenza esplosa in modo evidente con i fatti di Washington e l’occupazione di Capitol Hill determinando un punto di cesura rispetto al passato che nemmeno la sconfitta alle elezioni di Donald Trump a novembre aveva rappresentato.

Il sovranismo ha la necessità di ripensare il proprio messaggio a partire dalla forma (che spesso coincide con la sostanza) ed è per questo che i principali leader della destra italiana si sono avvicinati al mondo conservatore. Anzitutto il conservatorismo non ha subito il cordone sanitario del sovranismo ed è una corrente politico-culturale meno attaccata e vituperata (spesso perché poco conosciuta, avendo i conservatori posizioni opposte all’agenda liberal su numerosi temi). Al tempo stesso, mentre il sovranismo è una corrente politica recente, il conservatorismo ha una storia secolare alle spalle e una solida base culturale e valoriale a cui attingere.

Giorgia Meloni ha intrapreso questo percorso e, non a caso, domani ricorderà in un convegno internazionale organizzato dall'ECR e dall’onorevole Pietro Fiocchi, la figura di Roger Scruton, principale filosofo conservatore al mondo scomparso lo scorso anno, mentre Matteo Salvini con la sua dichiarazione dimostra l’evoluzione in atto nella Lega.

Il nuovo posizionamento ha suscitato il plauso del già Sottosegretario agli Esteri e deputato della Lega Guglielmo Picchi che ha sottolineato il lavoro svolto in tal senso da personalità del calibro di Marcello Pera o think tank come Nazione Futura e il Centro Studi Machiavelli. È proprio l'animatore del Machiavelli, Daniele Scalea, a spiegare che “non bisogna buttare via il sovranismo ma è positivo che l’area sovranista si inserisca in una corrente di pensiero con una più ampia tradizione come quella conservatrice. Così facendo si rende più efficace e coerente il messaggio inserendolo in un percorso con una storia secolare”.

Il conservatorismo potrebbe davvero rappresentare il trait d’union della coalizione rappresentando gli aspetti migliori del liberalismo classico (libertà individuali, attenzione al mondo delle imprese) e del sovranismo (interesse nazionale, stato forte nei settori strategici) tralasciando gli aspetti meno condivisibili del liberalismo (derive liberal e neoliberiste) e del sovranismo (derive populiste).

Evolvere il messaggio politico nei toni, nella forma e in alcuni contenuti, non significa abdicare ai propri valori e ai principi cardine, quanto riuscire a intercettare i cambiamenti in atto nella società, fedeli alla lezione che il conservatore non è

contrario all’innovazione ma non transige sui principii permanenti: nazione, identità, famiglia, cristianesimo, natura, libertà, comunità, sono i temi su cui costruire un’offerta politica italiana finalmente conservatrice.

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