Cronache

Spada libero per un cavillo. A Ostia fuochi per il boss

Scarcerato in attesa del processo d'Appello bis. È polemica per i festeggiamenti in piazza

Spada libero per un cavillo. A Ostia fuochi per il boss

Roma. Roberto Spada, il boss del clan omonimo, è libero. In attesa dell'appello bis per associazione a delinquere di stampo mafioso, Spada torna nella «sua» Ostia Ponente. E piazza Gasparri, feudo della famiglia di origine sinti, lo festeggia con mezz'ora di fuochi d'artificio in suo onore.

Dei sei anni di pena per aver preso a testate nel 2017 il giornalista della trasmissione Nemo Daniele Piervincenzi e aggredito il cameraman, ne ha scontati meno di cinque tra buona condotta e riduzioni varie. Il 29 settembre ha lasciato il carcere di massima sicurezza di Tolmezzo, Udine, dov'era detenuto dopo una condanna all'ergastolo, confermata in terzo grado nel gennaio scorso, come mandante di un duplice omicidio di stampo mafioso avvenuto a Ostia nel 2011. Unico dei 17 imputati per mafia a vedersi accolta la richiesta di appello bis dopo la sentenza di Cassazione. Insomma, in attesa del nuovo processo Spada viene scarcerato per un cavillo.

Fuori dalla cella per aver espiato la pena per quella testata, costata la frattura del setto nasale a Piervincenzi. Sarà un caso ma gli stessi festeggiamenti vengono organizzati, sempre a piazza Gasparri fra le case popolari, alla morte di Giovanni Galleoni detto «Baficchio» e Francesco Antonini detto «il Sorcanera», assassinati in strada il 22 novembre del 2011.

Due omicidi che restano impuniti per anni, fino a quando dei collaboratori di giustizia, Michael Cardoni e Tamara Ianni, 40 anni, moglie e marito, Paul Dociu e Antonio Gibilisco, si presentano in Procura per raccontare anni di crimini commessi dagli Spada. Una famiglia emergente e numerosa, da sempre agli ordini del boss «don» Carmine Fasciani. L'ascesa del clan abruzzese imparentato con i Casamonica e i Di Silvio comincerebbe quando vengono eliminati i concorrenti più fastidiosi nel business delle case comunali di via Antonio Forni, nella gestione del gioco d'azzardo e dei videopoker. Per togliere di mezzo i presunti killer di Paolo Frau, ex banda della Magliana, ovvero «Baficchio» e il «Sorcanera», Carmine e Roberto Spada chiedono aiuto al fratello Ottavio, ad Amna Saber Abdelgawad Nader, «l'egiziano» e ad Alvez del Puerto Ruben Nelson, uruguayano. Secondo la Dia i primi due sparano uccidendo i banditi rivali mentre Roberto Spada fa da palo. Con l'operazione Eclissi della Dda finiscono in manette 31 persone del clan. Le accuse, tutte confermate in Cassazione, sono estorsione, usura, gestione illegale degli alloggi popolari del Comune di Roma, racket delle spiagge e delle slot machine, minacce, lesioni e duplice omicidio.

Ma il «ritorno» del boss scatena polemiche a non finire. «Festeggiassero come vogliono - commenta il presidente del X Municipio Mario Falconi - Ostia non è più il terreno di conquista della malavita». Per Angelo Bonelli, deputato di Verdi e Si, «la scarcerazione di Spada è un fatto gravissimo. A Ostia tutti sanno che cosa hanno rappresentato e compiuto gli Spada, seminando il terrore con la violenza. Che Roberto Spada sia stato scarcerato per un cavillo è un fatto inaudito, chiediamo che il ministero della Giustizia disponga una verifica approfondita. Chi ha commesso reati gravi non può essere scarcerato». «Chiediamo il riconoscimento almeno della pericolosità sociale e una sorveglianza speciale con obbligo di firma - spiega Maricetta Tirrito del Comitato Collaboratori di Giustizia - È un bruttissimo segnale per il territorio e per chi combatte la mafia.

La mafia non deve vincere mai».

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