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«È una specie di club senza più corridoio e neppure chiacchiere»

L'architetto: «Far stare le persone insieme è sempre importante. Ma oggi si parla via chat»

«Quel che è cambiato negli uffici è il modo di lavorare: la fisicità del luogo di lavoro non è più necessaria, oggi tutto si virtualizza». Ne è convinto l'architetto Massimo Iosa Ghini, che al Salone 2019 ha portato diversi progetti, a partire dalla grande installazione prospettica creata per Interni nel cortile della Statale.

Come cambia oggi l'ufficio?

«Il luogo di lavoro si virtualizza ma l'idea di far star insieme le persone è sempre importante perché c'è un doppio canale di comunicazione: da una parte il web, tutti noi siamo sempre di fronte a un'interfaccia visiva come il telefono, ma è molto importante anche l'aspetto umano, la prossemica, il fatto di potersi dire una cosa al volo. Abbiamo fatto recentemente un progetto per Ibm, per il client centre di Roma con una sorta di club, un luogo con postazioni di lavoro non sempre fisse. C'è una mini hub per ognuno perché ci deve essere un luogo fisico. Ma ci si può sempre muovere, spostare, perché l'elemento solido è il virtuale. È un paradosso letterario ma è così: ormai il lavoro non è più nella fisicità».

La sala riunioni esiste ancora?

«È diventata una quiet room, un luogo chiuso, luminoso, vetrato, dove si può parlare in assoluta libertà e riservatezza. E la gloriosa sala riunioni resiste con qualche dubbio: il tema del tavolo è in discussione.

Anche il tavolo perde la sua importanza?

«Il tavolo si riduce, rimane più per un fatto normativo che per effettiva necessità. Prima aveva una funzione molto importante per dispiegare documenti cartacei, oggi è meno fondamentale anche se la carta non l'abbiamo persa. Quindi tavoli più a macchia di leopardo, meno superfici ampie, zone riunioni più contratte. La riunione oggi la puoi fare anche seduto su una poltrona, la puoi fare anche un po' al volo, non dico in corridoio perché non ci sono più... le chiacchiere da corridoio sono state sostituite dalle chat!».

E l'ufficio del capo?

«Ha ancora un carattere di rappresentanza, sia in termini di dimensione che nella qualità dei materiali, deve comunicare qualcosa ma non in termini di lusso, perché con il web abbiamo assistito al passaggio dall'Io al Noi, a al lavoro collettivo».

Ci parli dell'area relax.

«In questo club la zona di decompressione è ben definita: è una zona bar dove puoi leggere o bere qualcosa. A Roma abbiamo fatto anche la zona cucina, dove un catering prepara al momento una pasta. Ispirandosi a certe modalità nipponiche in cui c'è l'idea di rimanere in ufficio dopo il lavoro a fare altro».

Lo studio Iosa Ghini Associati com'è?

«A Bologna siamo in una ex conceria nel centro storico dove abbiamo messo insieme elementi di modernità con quello che c'era già. Faccio parte della generazione degli architetti per cui non si butta nulla».

PDO

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