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Tra gli sperperi di Di Maio pure 6mila euro per le penne

I grillini hanno speso 4 milioni per cancelleria, trasporti e pasti. Il big che ha largheggiato di più in cibo è Toninelli

Tra gli sperperi di Di Maio pure 6mila euro per le penne

Quasi 6mila euro in penne e fotocopie. Finanziati in parte attraverso i rimborsi spese garantiti ai parlamentari. Luigi Di Maio, secondo il sito maquantospendi.it, è il deputato del Movimento che nei primi due anni e mezzo di legislatura ha speso di più in cancelleria. Ma il portale che fa le pulci ai rendiconti dei parlamentari grillini, curato da Marco Canestrari, autore di Supernova, libro inchiesta sul Movimento, non si ferma qui. I dati sono stati elaborati sulla base delle informazioni pubblicate su internet dagli stessi parlamentari, nella sezione «TiRendiconto» del Blog delle stelle. E raccontano di onorevoli mangioni, di centinaia di migliaia di euro utilizzati per taxi, noleggi auto e rimborsi chilometrici. Spese coperte anche grazie ai rimborsi offerti a deputati e senatori. Davvero niente male, per i nemici della casta. Che dopo il flop parlamentarie e le polemiche sui candidati ai collegi uninominali, tentano di contrattaccare pubblicando sul blog nomi e cognomi degli «impresentabili» degli altri partiti.

A dicembre del 2015, i grillini avevano speso poco più di 50mila euro in cancelleria e fotocopie, oltre duemila euro di media mensile. Matite e stampe piacciono particolarmente al candidato premier Di Maio, il più spendaccione, con i suoi 5.900 euro. Segue, molto staccato, Girolamo Pisano, che non si è ricandidato.

Alla voce vitto, riporta sempre il portale curato da Canestrari, risultano 2.361.495.86 euro sborsati nei primi due anni e mezzo, oltre 71mila euro di media ogni trenta giorni. Tra i big, quello ad aver speso di più in cibo e bevande è Danilo Toninelli, in quarta posizione con i suoi 29mila euro. A guidare la classifica interna alle truppe grilline è la deputata Silvia Chimienti, con 33.240 euro in cibarie. La Chimienti l'anno scorso aveva polemizzato con Amici di Maria De Filippi per difendere una ballerina accusata di essere in sovrappeso dalla coreografa Alessandra Celentano, di cui aveva chiesto l'allontanamento. Adesso lei, la più mangiona tra i grillini, ha deciso di abbandonare Montecitorio. 463mila euro sono invece andati in pranzi e cene «di lavoro». Il record è del senatore Luigi Gaetti, a quota 12.644 euro. Neppure lui, dopo il 4 marzo, farà ritorno in parlamento.

I costi per i trasporti ammontano invece a 1 milione 633mila euro. Federico D'Incà, ricandidato e capolista al proporzionale in Veneto, guida la classifica di chi ha speso di più per muoversi. D'Incà, da inizio legislatura a dicembre 2015, ha messo insieme 39.772 euro, di cui ben 32mila si riferiscono ai rimborsi chilometrici. La voce più corposa sono però i taxi. Per circolare sulle auto gialle se ne sono andati 695.516 euro, 22mila al mese di media. Il più affezionato ai tassisti è il senatore Lello Ciampolillo, con i suoi 16.668 euro. Ciampolillo è oggi capolista in Puglia al proporzionale, praticamente certo di rientrare a Palazzo Madama. Il capo politico Di Maio ha invece utilizzato 8.845 euro per pagare i noleggi auto, collocandosi al secondo posto dietro Paolo Bernini. Nel complesso l'affitto dei veicoli è costato quasi 98mila euro.

Totale generale: oltre 4 milioni di euro per sole tre voci di spesa (cancelleria, pasti e trasporti) in poco meno di un anno e mezzo, dal'aprile del 2013 al dicembre del 2015.

Un periodo al termine del quale i versamenti dei parlamentari pentastellati al fondo per il microcredito (la cosiddetta restituzione ai cittadini) diminuivano dopo aver toccato il picco nell'aprile del 2014.

Venendo all'oggi, i grillini, nel mirino di Pd e Forza Italia che li attaccano a tutto campo, puntano a distogliere l'attenzione dai loro sprechi scagliandosi sugli avversari. Emanuele Dessì, l'aspirante senatore 5 Stelle protagonista del video con Domenico Spada, è stato scaricato dal Movimento. E Di Maio attacca: «Gli impresentabili sono nelle liste di un centrosinistra che ha rinnegato la lezione di Berlinguer sulla questione morale.

E sono anche nelle liste del centrodestra».

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