Spia rossa per lo sviluppo: frenano i consumi

Allarme di Confesercenti: ci saranno 5 miliardi di spesa in meno rispetto alle previsioni

Spia rossa per lo sviluppo: frenano i consumi

Spread altalenante, scadenza imminente della nota di aggiornamento al Def da presentare alla Commissione Ue entro fine mese, calo dei consumi senza precedenti. Il governo arriva alla «prova del nove» dell'economia con una serie di spine che potrebbero comprometterne il cammino e il consenso. L'allarme sui consumi delle famiglie italiane è arrivato da uno studio del Cer, Centro Europa Ricerche, per conto di Confesercenti. Secondo la previsione, si tratta di una «frenata allarmante», considerata come «la peggiore dal 2014». Per l'anno in corso, caratterizzato prima dall'incertezza politica e poi dall'avvio del governo gialloverde, la crescita è ferma all'1%. E il dato è inferiore alla percentuale di 1,4 contenuta nel Def approvato a fine aprile scorso da Pier Carlo Padoan, ex titolare del ministero di via XX Settembre.

Secondo Confesercenti, lo stop ai consumi dovrebbe continuare anche per i prossimi due anni. Con una tendenza stabile per il 2019, al +1%, e un'ulteriore frenata nel 2020, quando si prevede solo un +0,7% . In pratica, si tratta di 5 miliardi di euro in meno di spesa rispetto alle previsione del Def. E tutto ciò incide anche sull'andamento del Pil. Infatti lo studio Cer-Confesercenti parla di una variazione di +1,3 %, anche questa in controtendenza con quanto contenuto nel Def (1,5 %). Una discesa del Pil confermata anche per il 2019 e il 2020.

Tutto ciò dovrebbe preoccupare i vertici del governo. Perché, come spiegano le previsioni macroeconomiche della Confesercenti, sulla variazione negativa incide «il deciso indebolimento del potere d'acquisto delle famiglie». Dovuto, prosegue il report «al deterioramento del clima di fiducia delle famiglie consumatrici, che rende improbabile un recupero della spesa nell'ultima parte dell'anno». L'indice di fiducia delle famiglie, tra gennaio e agosto del 2018, è calato dello 0,3%, a dispetto della crescita del 2,6% avuta negli stessi mesi del 2017. Sono numeri, dunque, che danno l'idea del «clima» che si respira nelle famiglie.

Il calo vertiginoso del Pil ha un'assonanza con alcune delle teorie economiche di «decrescita felice» propagandate negli anni dalle varie «teste pensanti» dei Cinque Stelle. «Presi per il Pil» è il titolo eloquente del libro più conosciuto di Lorenzo Fioramonti. Fioramonti, economista eletto alla Camera con il Movimento, già nella squadra dei «fantaministri» di Di Maio con delega allo Sviluppo Economico, è stato risarcito con un posto da sottosegretario all'Istruzione. Romano di nascita, tedesco di formazione, professore in Sudafrica all'Università di Pretoria è uno dei più importanti teorici della presunta inutilità del Pil.

In un'intervista a Libero dell'aprile del 2017 spiegava: «Misurando lo stato economico di un paese, il Pil detta le regole di chi vince o perde il gioco, cioè le politiche. Ma se il numero descrive cose non corrette, le regole del gioco sono falsate».

Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, commenta così gli ultimi dati: «I consumi delle famiglie sono, purtroppo, il grande malato della nostra economia, senza una ripartenza decisa del mercato interno, infatti, il nostro Pil - che per il 60% è fatto proprio di consumi - è condannato ad avere un andamento asfittico». Ma Fioramonti è certo: «È un indicatore obsoleto».

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