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Spiagge e alberghi: "Ok per la stagione". Campi devastati e sindacati sciacalli

Colpo all'economia della regione: si salva il turismo della costa. Sott'acqua 5mila aziende agricole, a rischio gli animali (senza più cibo). Voli, sciopero differito. Ma le sigle confermano.

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I romagnoli non amano piangersi addosso. Hanno le case piene di fango, il litorale mezzo devastato, le previsioni del tempo che li condannano a un altro giro di pioggia battente. Ma «dateci una settimana e siamo pronti per la stagione». E, se tutto va bene, tra una settimana i bagnini saranno davvero ad aprire ombrelloni e sistemare i lettini, col sorriso a piena faccia che fa impazzire le turiste tedesche.

Spariranno i tronchi accumulati sulla riva, verranno ritinteggiate le cabine erose dall'acqua salata e, dove possibile, riportata la sabbia mangiata dal mare. Perché guai a perdere le prime due file di ombrelloni, sono affari.

«Un'altra bagnatina e poi si riparte» cerca di sdrammatizzare il presidente di Federalberghi Romagna, Alessandro Giorgetti. «I danni sulla Riviera non sono paragonabili a quelli del faentino e delle zone più colpite. Non sono generalizzati ma limitati ad alcuni stabilimenti balneari e ristoranti. Sulla costa tutto sarà riparato. Non creiamo allarmismo. Noi siamo pronti ad aprire la stagione e gli alberghi che sono stati allagati stanno già asciugando le cantine con le pompe».

La situazione è più grave nell'entroterra. Se il turismo si salverà, non si può dire lo stesso per raccolti e allevamenti, altre voci portanti dell'economia dell'Emilia Romagna per cui solo la vendita di frutta vale 1,2 miliardi di euro. Sono finite sott'acqua oltre cinquemila aziende agricole con serre, vivai e stalle dove si contano animali affogati e decine di migliaia di ettari allagati di vigne, kiwi, susine, pere, mele, ortaggi e cereali e strutture di lavorazione dei prodotti agricoli. A fare una prima stima dei danni dell'alluvione è Coldiretti. «Ci sono difficoltà anche a garantire l'alimentazione degli animali allevati perché è stato compromesso il foraggio e manca l'acqua per abbeverarli nelle zone collinari con problemi di viabilità per i danni alle infrastrutture rurali a causa di frane e smottamenti». Il settore più colpito è quello dell'ortofrutta «con il lento deflusso dell'acqua rimasta nei frutteti che soffoca le radici degli alberi fino a farle marcire e il rischio di far scomparire intere piantagioni che impiegheranno anni prima di tornare produttive. Si rischia di mandare in crisi un'intera filiera. Cristian Moretti, direttore di Agrintesa, cooperativa con 9mila ettari di frutteti e 7mila di vigneti e più di 4mila aziende agricole socie, racconta che «la stragrande maggioranza delle aziende agricole nelle province di Ravenna, Bologna e Forlì sono state colpite e alluvionate. I danni ingenti, sia alle strutture aziendali che agli impianti produttivi di frutteti e vigneti, sono tali che possiamo considerare seriamente compromessa la produzione del 2023. Oltre al raccolto, temiamo anche per gli impianti produttivi dei nostri soci, non sappiamo quanti potranno sopravvivere a questa devastante alluvione».

Gli allevamenti sono isolati. A Lugo, vicino a Bologna, ieri un allevatore ha lanciato un allarme disperato per salvare i suoi tremila maiali. «Abbiamo un metro d'acqua all'interno delle nostre stalle adesso e sta salendo. Le strade di comunicazione sono sott'acqua. Avremmo bisogno di un allevamento d'appoggio per spostare almeno i piccoli e cercare di salvarli» ha chiesto aiuto Davide Bacchiega, direttore dell'azienda agricola Benfenati. «Abbiamo ancora qualche ora di autonomia e un po' di energia elettrica, dopodiché saremo sott'acqua» ha aggiunto. Un po' con i mezzi e un po' a piedi ha cercato di portare in salvo gli animali.

A creare disagio nel disagio c'è anche la questione collegamenti. Non solo quelli delle strade ma anche quelli aerei. Sospeso (e rimandato a giugno su pressione del governo) e poi confermato in serata lo sciopero dei voli. Prima l'apertura sulla sospensione solo in Emilia, poi lo stop all'agitazione in tutta Italia.

I sindacati si sono accorti di un rincaro eccessivo dei viaggi e di una speculazione da parte delle compagnie aeree «a livelli proibitivi».

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