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La spina di Archie è da staccare. Fallita la battaglia di mamma Hollie

La disperata richiesta della famiglia: "Non passi le ultime ore in ospedale"

La spina di Archie è da staccare. Fallita la battaglia di mamma Hollie

Archie Battersbee muore per legge. Non per scelta. I medici avrebbero dovuto staccare la spina ieri alle 12, hanno solo rimandato di qualche ora.

È infatti fallito il tentativo della famiglia di coinvolgere in extremis la Corte Suprema britannica, per cercare d'ottenere il congelamento dell'iter in attesa di un esame del caso da parte del Comitato Onu per i diritti delle persone con disabilità (Unrpd). Il ragazzino di 12 anni è in coma dallo scorso 7 aprile, quando è stato trovato impiccato in casa dopo una stupida sfida su Tik Tok, e i medici sono sempre stati unanimi nel dire che per lui non ci sarebbe stato nulla da fare se non staccare la spina del ventilatore artificiale che lo tiene in vita. Un atto di pietà per evitare accanimenti e inutili sofferenze. Ma la mamma non si è mai arresa, soprattutto dopo che un giorno, dal letto di ospedale, si è sentita stringere la mano dal suo bambino. «È vivo, è troppo presto per lasciarlo morire, aspettiamo» ha sempre chiesto. A sostenerla c'erano il marito, che alla vigilia di una delle ultime sentenze è stato colto da un infarto, e i comitati Pro vita inglesi. Andare contro una mamma disperata ma lucida non è facile ma ogni equipe di specialisti ha confermato il quadro clinico di Archie: danni irreparabili. Ieri i supremi giudici si sono di nuovo chiamati fuori, come avevano fatto nei giorni scorsi, dichiarando inammissibile l'istanza dei genitori del ragazzino: già respinta lunedì nel merito dalla Corte d'Appello d'Inghilterra e Galles, stando al cui dispositivo l'Unrpd non ha personalità giuridica internazionale e non ha quindi titolo a intervenire sul caso nel Regno Unito. Caso che la magistratura d'oltre Manica ha stabilito in tre gradi di giudizio debba concludersi con la fine del sostegno vitale ad Archie «nel suo miglior interesse», come da tempo chiedono i medici contro la volontà dei genitori, considerando «altamente probabile» la morte delle cellule cerebrali. Ora non resta che attendere la procedura che porterà alla morte del 12enne (prevista sulla carte a mezzogiorno di ieri e poi sospesa), visto che anche la mamma, Hollie Dance, aveva indicato il tentativo presso la Corte Suprema come l'ultima chance legale disponibile.

Stando a quanto scrivono gli amici su Facebook, sembra che la famiglia voglia trasferire il piccolo Archie in un ospizio, per farlo stare tranquillo nelle sue ultime ore di vita, e per non farlo morire in ospedale. Poi si rassegnerà. Questa volta davvero. Il caso di Archie tuttavia non finirà qui. Se ne discuterà quando, nei prossimi mesi, il parlamento britannico dovrà esaminare la nuova legislazione, la «Charlie Gard law», che rafforza i diritti dei genitori nei casi in cui questi ultimi si oppongano ai medici che vogliono togliere ai loro figli i supporti vitali.

Se la nuova normativa verrà approvata, papà e mamma avranno il diritto di ricorrere alla mediazione.

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