Polvere e calcinacci. La sentenza Dell'Utri non cade per il verdetto di Strasburgo, ma certo viene minata e potrebbe venire giù nei prossimi mesi. Quando Strasburgo esaminerà il ricorso dell'ex parlamentare azzurro. È sempre difficile valutare le possibili ricadute di un verdetto della Corte europea, ma la strada verso la revisione adesso è tracciata. Insomma, si scrive Contrada, ma si può anche leggere Dell'Utri. E questo per una semplice ragione: i fatti per cui l'ex senatore è stato condannato in via definitiva per concorso esterno e oggi è rinchiuso nel carcere di Parma arrivano fino al 1992. Ben prima di quel 1994 che nell'interpretazione di Strasburgo diventa l'anno chiave.
Ricapitolando, gli avvocati dell'ex braccio destro del Cavaliere hanno contestato ferocemente in tutte le fasi dell'interminabile processo il reato che non c'è. Il concorso esterno non è previsto da un articolo del codice ma nasce dall'incrocio delle norme studiate dai magistrati. Ora Strasburgo, un po' salomonicamente, sembra salvare quella che per molti è una forzatura del partito delle toghe, ma solo dal 1994. E questo per una ragione storica: la Corte europea dice che il concorso esterno si consolidò fra la fine degli anni Ottanta e il '94. Dunque, non può essere applicato retroattivamente per giudicare fatti commessi in precedenza. Esce dai radar dunque Bruno Contrada, imputato per episodi che risalgono all'88, e dovrebbe essere rivista anche la posizione di Dell'Utri, assolto per tutto quello che riguarda la nascita di Forza Italia nel biennio '93-'94.
Pietro Federico, storico legale del fondatore di Publitalia, è soddisfatto ma preferisce non sbilanciarsi: «Finalmente Strasburgo riconosce, sia pure parzialmente e con qualche acrobazia, ciò che abbiamo sostenuto per quasi vent'anni. Il reato è una costruzione giuridica che non trova riscontri nelle leggi. Di più: la Cassazione lo ha puntellato andando contro la parte più avveduta della dottrina che ha sempre bocciato il concorso esterno».
Giuseppe Ayala, pm a Palermo negli anni Ottanta e padre del concorso esterno, oggi prende le distanze dalla sua creatura: «Fui io - spiega al Giornale - a formulare per la prima volta il concorso esterno e ricordo che questo avvenne fra l'83 e l'84 quando lo contestai ai fratelli Ignazio e Nino Salvo, gli esattori di Salemi. Falcone e altri colleghi si complimentarono con me per questa intuizione, ma poi il capo d'accusa cambiò direttamente nell'associazione a delinquere di stampo mafioso e il concorso esterno ebbe, almeno fino al 1992, scarsa fortuna. In ogni caso, sono pentito: pragmaticamente meglio il favoreggiamento aggravato che è più semplice da provare». Ma questo attiene alla strategie processuali. Il problema è immaginare gli eventuali contraccolpi del verdetto. Il possibile effetto domino, da Contrada a Dell'Utri. «Sarei cauto - aggiunge Federico - certo le due storie sono in buona parte sovrapponibili, almeno a livello cronologico, e aggiungo che per Dell'Utri la condanna poggia addirittura su un summit del 1974: l'incontro fra i vertici di Cosa nostra e il futuro parlamentare. Bene, nel 1974 non solo non era consolidato il concorso esterno, ma non c'era nemmeno l'articolo 416 bis del nostro codice, l'associazione di stampo mafioso introdotta solo nel 1982».
Che cosa succederà? «Dell'Utri - conclude Federico - ha presentato a sua volta un
ricorso a Strasburgo in cui si contesta frontalmente la condanna per il reato che non c'è. Speriamo che la Corte confermi fra qualche mese quanto detto oggi per Contrada». Sarebbe il passo decisivo verso la riapertura del caso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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