Politica

Da Spoleto a Siena, quel filo rosso tra banche

Bps è stata commissariata con un pasticcio, il Consiglio di Stato deciderà il suo destino domani. Ma ci sono condizionamenti da parte dei poteri forti

Da Spoleto a Siena, quel filo rosso tra banche

Il 1° dicembre accadrà qualcosa di importante, e come nelle vicende di potere vero, era prevista la penombra. Be', proviamo ad accendere noi la luce in anticamera. Abbiamo a disposizione una lampadina. Sufficit. Non c'è bisogno di avere a disposizione fari mirabolanti per evitare torbidi, basta un lumino. La risonanza aiuta i piccoli.Il Consiglio di Stato quel giorno si troverà a dover decidere su un'affaire da centinaia di milioni.I fatti sono questi. La Banca popolare di Spoleto (Bps) è un istituto ben presente nel Centro Italia. Fa gola a molti, ha un bel nome e 102 sportelli. Pare stia abbastanza bene, nonostante la crisi. Esistono però presunte irregolarità. Piomba la vigilanza di Banca d'Italia, ed è cosa ordinaria. In una «parte riservata» della relazione di cui siamo in possesso, il controllore perora «l'ingresso nel capitale di Coop Centro Italia» (ma guarda un po'...) e spiega chi sia lo sponsor dell'operazione.

Ma sì, la banca per eccellenza del Pci-Pds-Ds-Pd, proprio quella lì. L'Mps di Siena. Trascriviamo: «Sono peraltro ancora in fase di definizione le stesse condizioni di massima del progetto, anche se informalmente avallato da Bmps (Monte dei Paschi, ndr) che frattanto assicura assistenza e presenza oltremodo discrete». Oltremodo discrete. Ma possono esistere queste pratiche per una società quotata in Borsa?Ci sono intoppi però, i soci si oppongono, e la Coop resta a bocca asciutta. Siamo all'epilogo. Contro i ribelli Banca d'Italia distribuisce multe agli amministratori. Ed è la premessa per chiedere al Mef (ministero dell'Economia) il Commissariamento della Bps. Accordato, accordatissimo, nel febbraio del 2013, ultimi giorni del governo Monti, senza nessuna verifica.Banca d'Italia individua subito il Banco Desio come acquirente. Fatto. Gli undicimila azionisti popolari, artigiani, ceto medio, si trovano espropriati. Non ci stanno. E qui siamo al Consiglio di Stato.Cosa c'entra il Consiglio di Stato? Con due sentenze successive annulla nel febbraio di quest'anno il Commissariamento. Annulla i provvedimenti del Mef, sono zero. Illegittimi. Infatti il Ministero ha semplicemente fatto un copia incolla della richiesta di Banca d'Italia, senza verificare se avesse o meno buone ragioni.A questo punto c'è una straordinaria furbata, la cui legalità dev'essere decisa appunto dal medesimo Consiglio di Stato il 1° dicembre. L'esito dovrebbe essere scontato. Ma perché l'hanno fatto? Sarebbe come processare due volte lo stesso medesimo fatto. Noi un'idea ce l'abbiamo. Il tempo consente di muovere fili, consente al potere di riorganizzarsi.C'è una lettera di Pier Carlo Padoan datata 12 marzo 2015 diretta al «Caro Ignazio (Visco)». In questa lettera Padoan chiede a Visco «di voler fornire le proprie valutazioni tecniche sulla situazione ora per allora alla luce delle censure riscontrate dal Consiglio di Stato nelle predette sentenze».

Traduciamo con lieve malizia. Come facciamo ad aggirare le sentenze? Il Mef appronta nuovo commissariamento che usando una macchina del tempo in uso esclusivo a Padoan e Visco fa tornare indietro le lancette, confidando in una futura saggia sentenza del Consiglio di Stato, magari ben istruito sulle conseguenze gravi per l'assetto di potere dominante determinato dalle «predette sentenze».Come andrà? Siamo pessimisti. Ultimamente è invalsa l'abitudine di far presente agli organi di giustizia le conseguenze economiche dei loro atti. Ma in questo caso le conseguenze economiche sarebbero al contrario positive. Gli investitori stranieri vedrebbero che la giustizia italiana sceglie il diritto e non gli interessi dei poteri forti. I quali si muovono, eccome.Ignazio Visco, nelle more di questa sentenza importantissima per il giudizio che ne deriverebbe sulla gestione partigiana del sistema bancario, si è fatto ricevere al Quirinale. Un paio di giorni dopo, Sergio Mattarella, capo dello Stato, presidente del CSM e garante dell'uguaglianza dei cittadini, ha solennemente incoronato Visco sostenendo che è «preziosa e fondamentale (l')azione di vigilanza della Banca d'Italia» (23 ottobre). Una specie di immunità preventiva. In sequenza immediata un articolo del Sole 24 Ore entra nello specifico e dà ragione a Banca d'Italia e Mef. Anche il Corriere della Sera, con l'ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick si schiera.

L'evidenza dice che i poteri forti si sono seduti con tutto il loro peso sopra il potere debole degli undici mila socie e si sono già seduti sui seggi che dovrebbero occupare i giudici (indipendenti!) del Consiglio di Stato.

Commenti