Milano Una sposa bambina, e una madre capace di ribellarsi alle regole del clan. La piccola viene salvata dalla mamma, che impedisce il suo viaggio, denuncia il padre-padrone e racconta tutto. Sono due donne le protagoniste della nuova drammatica storia che descrive una realtà di isolamento, retaggi tribali e fanatismi pseudoreligiosi. Una storia, raccontata dal Giorno, che si consuma nel silenzio delle mura domestiche di una famiglia bengalese di Milano. In quella casa, per una bambina di appena dieci, si prepara un destino che la accomuna a molte coetanee. Un destino da sposa bambina. Il padre padrone della piccola ha pianificato tutto: la darà in sposa, come spesso accade, a un parente, un 22enne che vive ancora in Bangladesh. Il matrimonio stabilito dai clan è deciso e programmato. E chissà quanti altre unioni forzate vengono concluse ogni anno, nelle città italiane. Stavolta qualcosa blocca l'ingranaggio delle dinamiche padronali del clan: è la madre, 41 anni, a sua volta sposata per via di un'imposizione familiare. La donna vuole risparmiare alla figlia un destino simile al suo. È contraria al matrimonio combinato e forzato e al culmine dell'ennesima lite strappa il passaporto suo e della figlia. L'uomo, non dandosi per vinto, si precipita al consolato del Bangladesh per ottenere un duplicato. La moglie però lo denuncia per maltrattamenti. L'uomo nega la versione della moglie, nega anche di averla aggredita con un coltello per il solo fatto che si fosse permessa di cucinare senza il suo permesso. Madre e figlia, in ogni caso, ottengono ospitalità in una casa accoglienza in cui vengono seguite dai servizi sociali.
Il destino della piccola potrebbe essere cambiato per sempre. La vicenda ricorda molto da vicino altre vicende finite diversamente, finite male, come la recente, triste storia di Sana, la italo-bresciana che dal padre (ora agli arresti in Pakistan) sarebbe stata uccisa per aver rifiutato le imposizioni familiari, proprio come Hina, 12 anni fa.
Ogni anno sono circa 2mila le ragazzine che si ritrovano oggetto di veri e propri contratti matrimoniali, addirittura fin dai 5 anni. Lo si legge nella relazione a una proposta presentata per introdurre il reato di costrizione al matrimonio. Vengono cedute come spose in cambio di soldi, una specie di dote. Il dato, elaborato dal Centro nazionale di documentazione per l'infanzia, è fermo al 2007. L'Università Cattolica di Milano ha provato a contare i casi accertati, con denuncia e messa in sicurezza della vittima: sono più di 150 ogni anno.
«Serve protezione per le bambine e per le madri - dice Mara Carfagna (Forza Italia) - non siete sole». Intanto Fdi con Riccardo De Corato chiede una legge sulle moschee: «La Regione Lombardia ha già approvato una legge urbanistica molto rigorosa in materia, ma serve una legge nazionale».
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