Per Nicola Borri, docente di gestione del risparmio dell'Università Luiss, se i rendimenti dei titoli di Stato e lo spread non decollano non è merito della politica italiana. La relativa calma dei mercati si può spiegare con un ritorno di interesse degli investitori verso i bond europei. Ma il livello dello spread è alto.
Come mai rendimenti sono in calo nonostante le tensioni politiche e il rischio di una procedura di infrazione?
«Nell'ultimo mese c'è stato un forte aumento dell'interesse degli investitori internazionali verso i titoli di tutta l'Eurozona. Interesse che ha investito tutti i titoli, sia quelli di paesi sicuri sia quelli di paesi considerati meno affidabili, compresi quelli spagnoli, greci e anche italiani. Questo spiega perché negli ultimi giorni il costo dei titoli di debito sia diminuito».
Lo spread tra Btp e bund è costantemente sotto i 300 punti. Lo possiamo considerare un livello basso?
«Sappiamo che lo spread misura una percezione del rischio di default da parte degli investitori. Da quando questo governo si è insediato lo spread è in realtà salito molto, quindi c'è stato un aumento della percezione di rischio per quanto riguarda l'Italia. Poi bisogna tenere conto che lo spread è aumentato non solo perché è cresciuto il costo del debito italiano, ma anche perché quello tedesco è diminuito a causa del clima di incertezza».
Ha parlato di un ritorno di interesse per i titoli di debito europei. L'andamento dei rendimenti dei titoli di stato italiani dipende quindi prevalentemente da fattori esterni?
«Sì, fondamentalmente i titoli di stato europei sono considerati più sicuri rispetto ad altri strumenti finanziari. I mercati temono la Brexit, la guerra commerciale tra Usa e Cina e il rallentamento dell'economia di Pechino. Ma il nostro spread dipende anche dalle azioni della Bce e gli investitori sono convinti che Francoforte continuerà a comprare titoli degli stati dell'Area euro, come ha fatto negli ultimi anni».
Mai mettersi contro la Bce. Le scelte della politica non influenzano l'andamento dei rendimenti? Possibile ad esempio che i mercati in questi giorni abbiano creduto alle parole del ministro Tria o del premier Conte e non a quelle di Salvini e Di Maio?
«Le dichiarazioni degli esponenti di governo sono importanti. Se i mercati le interpretano come un aumento del rischio di default, lo spread sale. Ad esempio quando è stata votata la mozione sui minibot si è impennato perché i mercati l'hanno interpretata come un primo passo verso una possibile uscita dall'Euro dell'Italia».
Ma il livello è rimasto basso...
«Quando il ministro Tria ha spiegato che non si possono emettere Minibot perché o sono illegali o costituiscono nuovo debito, lo spread è rientrato. Dal 2008 abbiamo imparato che i rendimenti dei titoli di stato sono volatili un po' come gli umori e le percezioni degli investitori. Non è inusuale che il valore dello spread vari in un giorno di 30 punti base. Cambia la percezione del rischio da parte degli investitori. E gli investitori cambiano idea molto velocemente».
Possibile che i rendimenti siano bassi perché i mercati danno per scontato un intervento della troika, o una manovra imposta da Bruxelles?
«Non credo che i mercati prevedano un intervento della Troika. Se così fosse lo spread sarebbe molto più alto».
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