Sprint sulla cittadinanza Dal governo altri 2,4 milioni

Stanziati i fondi per accelerare l'iter di riconoscimento E intanto in Parlamento si va avanti sullo ius culturae

Sprint sulla cittadinanza Dal governo altri 2,4 milioni

Nell'ultimo mese il dibattito sulla cittadinanza agli immigrati e ai figli degli immigrati, sull'onda delle discussioni su ius soli o ius culturae, sembrava quasi sopito. Eppure, sottecchi, il governo stava continuando a portare avanti, di settimana in settimana, un iter consultivo nel silenzio delle commissioni parlamentari con audizioni sempre più serrate. Quel silenzio però è stato rotto proprio ieri dal leader delle Sardine romane, Stephen Ogongo che ha lamentato il mancato diritto suo e della famiglia, moglie e due figlie, di avere la cittadinanza italiana ricordando alla piazza e al governo giallorosso di battersi per lo ius soli. Nemmeno se Ogongo stesso fosse a conoscenza che, proprio in questi giorni al ministero dell'Interno, sono stati messi in moto una serie di provvedimenti finalizzati al potenziamento della governance per il rilascio della cittadinanza italiana e alla formazione del personale impegnato nelle procedure del riconoscimento della cittadinanza italiana. Ma tant'è.

L'attività in questione consta di interessantissimi impegni di risorse ed è stata indicata come «altamente qualificata». E chi lo mette in dubbio visto che per in incrementare la gestione di questo settore i costi ingenti vanno da 1.717.760 euro per la conduzione della governance a ulteriori 653.432 euro per la formazione accurata del personale. Vale a dire oltre 2,3 milioni che serviranno a incrementare questo nuovo capitolo inserito all'interno delle politiche sui flussi migratori e sul sistema di accoglienza. Senza voli pindarici, ci vuole davvero poco a supporre che una volta archiviato lo ius soli, il governo giallorosso si sta piegando all'idea di portare avanti un percorso parlamentare che abbia come obiettivo l'approvazione dello ius culturae per iniziare a dare la cittadinanza a quel milione di bambini che parla italiano e ha completato almeno un ciclo di studi. Elementari o medie che siano. Comunque vada e comunque vadano le regionali del 26 gennaio prossimo in Emilia Romagna, il Viminale, per non trovarsi indietro rispetto all'iter parlamentare nonché sprovvisto di personale adeguato per ottemperare alle modalità procedurali e alla mole di domande per ottenere il requisito si sta subito adoperando per investire fior di milioni. Ostacoli politici a parte, ovvero tutti quei paletti posti sull'argomento dal centrodestra unito, già dalla prossima settimana riprenderanno in commissione Affari costituzionali le nuove audizioni per modificare la legge sulla cittadinanza. È pronto un bel parterre di invitati: Roberto Zaccaria, presidente del Consiglio italiano per i rifugiati e promotore di innumerevoli progetti per l'integrazione dei migranti, i piddini Laura Boldrini e Matteo Orfini che non hanno bisogno certo di presentazioni in merito alla posizione tenuta sull'accoglienza e non ultima Renata Polverini (ora nel Gruppo misto) che tifa anche lei per lo ius culturae avendo presentato personalmente un particolare disegno di legge. Tuttavia in commissione alla Camera la linea maggioritaria sembra chiara: segue il Ddl portato avanti dal presidente della commissione Affari costituzionali, il pentastellato Giuseppe Brescia fervido sostenitore del fatto che bambini immigrati che frequentano la scuola, siano già cittadini italiani. Lo strumento di cui si parla nel disegno di legge dà la possibilità a genitori residenti in Italia da almeno 5 anni di chiedere la cittadinanza per i loro figli che abbiano completato almeno un ciclo di studi.

Certo di qui in avanti il passo potrebbe essere breve e veloce per conseguire un ulteriore obiettivo: superare il discrimine di due cittadinanze nella stessa famiglia e riconoscere la cittadinanza italiana anche ai genitori immigrati. Ecco servito il nuovo bacino elettorale del Pd.

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