Roma - Tra Virginia Raggi e i Cinque Stelle è in corso un drammatico braccio di ferro. Anche per questo la sindaca diserta gli appuntamenti pubblici e resta chiusa a casa, immersa nella caccia disperata al nome del suo assessore al Bilancio, per non farselo imporre da Beppe Grillo.
Già, perché l'assessore in pectore già c'è, e scalpita visibilmente per insediarsi, ma la Raggi sta forsennatamente cercando di evitarlo. Consapevole che accettarlo segnerebbe la sua fine politica. Grillo - ispirato dalla sua Eminenza grigia Marco Travaglio, vuole a tutti i costi infilare nella giunta romana Tonino Di Pietro. Perché? È amico suo, la sua nomina farebbe rumore oscurando almeno un po' il disastro capitolino e segnerebbe il definitivo commissariamento della Raggi. Con lui, la Casaleggio avrebbe un referente diretto in Campidoglio, un politico di professione che sa districarsi nei corridoi del potere, e che diventerebbe facilmente il sindaco ombra di Roma, soffiando il palcoscenico all'inconsistente Virginia. Certo, visto come ha gestito le cospicue finanze del suo defunto partito, Di Pietro difficilmente sarebbe una soluzione per i drammatici problemi di bilancio della Capitale, ma questo per lo stato maggiore grillino è del tutto secondario. Tanto più che in casa Grillo-Casaleggio il destino della Raggi è già segnato: si cercherà di puntellarla fino al referendum di novembre, visto come lo scontro finale tra Renzi e i Cinque Stelle. Se poi il No (cioè Grillo & Co) vincerà, al primo incidente la Raggi verrà scomunicata e mollata.
I due, Grillo e Di Pietro, ne hanno discusso durante la visita pastorale a Roma dell'ex comico, e Tonino ha dato la propria entusiastica disponibilità. Il capo di Italia dei Valori, finito nella polvere e sparito dalla politica, anela a tornare in pista. Ci ha provato con la Lega, accettando da Bobo Maroni l'incarico di presidente della Pedemontana. Ma già sarebbe pronto al salto grillino nella Capitale, convinto che questa può essere l'occasione per la sua rinascita. Così l'ex pm prova a blandire e lusingare la sindaca, offrendole una possente spalla su cui piangere: «Solidarietà alla Raggi: in un paese civile tutti dovrebbero aiutare questa giunta a fare gli interessi della città. Molti invece la stanno criminalizzando invece di aiutarla», scrive accorato su Facebook. Al di là dell'italiano malcerto, è chiara la captatio benevolentiae. Solo che la Raggi ha capito l'antifona, e non vuol sentirne parlare. «Ma siamo matti, l'uomo che ha portato Razzi e Scilipoti in parlamento e a Roma aveva fatto capogruppo in Regione Maruccio, quello arrestato per peculato, riciclaggio e rapporti con la 'ndrangheta?», si scandalizzano nel suo entourage.
Per questo la
sindaca fa trapelare di avere ben «14 curriculum» sul suo tavolo, e fa filtrare nomi prestigiosi di economisti: Canzio, Ciferri, Nicolai. Peccato che trovarne uno disposto ad entrare nella sua malmessa giunta sia assai arduo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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