Roma Una vicenda infinita quella del caso Stamina, che a distanza di anni ha ancora strascichi giudiziari.
Nell'ultimo dei processi avviati dalla procura di Torino sulla controversa terapia patrocinata da Davide Vannoni per curare gravi malattie neurogenerative, ieri i pm hanno chiesto quattro condanne. Gli imputati sono chiamati in causa per i ruoli ricoperti negli Spedali Civili di Brescia, dove veniva somministrata la terapia a base di cellule staminali. I pm hanno proposto 3 anni per Ermanna Derelli, ex direttrice sanitaria, e Carmen Terraroli, segretaria referente del comitato etico e 2 anni e 9 mesi per Arnalda Lanfranchi, responsabile di un laboratorio e per il pediatra Fulvio Porta.
Associazione a delinquere finalizzata alla truffa e somministrazione di farmaci guasti sono le accuse ipotizzate nei loro confronti. I magistrati ritengono che il metodo Stamina fosse privo dei requisiti di certezza e affidabilità scientifica, oltre che dei brevetti. All'Ospedale Civile, secondo l'accusa, mancava anche un laboratorio adatto alla manipolazione delle cellule mesenchimali. Nonostante tutto i medici avrebbero continuato a somministrare la terapia.
Vannoni, nel marzo del 2015, aveva patteggiato una condanna a un anno e dieci mesi. Poi, però, nonostante il divieto della Procura, aveva ripreso a praticare il suo metodo in Georgia, fino a quando anche qui gli è stato vietato.
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