"La stangata sui giochi? Un incentivo all'illegalità. Aziende in sofferenza e posti di lavoro a rischio"

Il presidente di Acadi (Confcommercio) spiega le conseguenze delle nuove tasse

"La stangata sui giochi? Un incentivo all'illegalità. Aziende in sofferenza e posti di lavoro a rischio"

Geronimo Cardia presidente di Acadi, l'Associazione dei Concessionari dei Giochi Pubblici aderente a Confcommercio, la legge di Bilancio attinge di nuovo dal vostro settore..

«Non è la prima volta. Solo in questa legislatura c'è stato il decreto dignità, che conteneva una vera dichiarazione di guerra al gioco. Vietava la pubblicità, ma allo stesso tempo copriva tutte le misure con un aumento della tassazione del settore. Lo stesso provvedimento annunciava il riordino del settore da realizzare in sei mesi, a invarianza di gettito. Una bella contraddizione».

Poi?

«La legge di stabilità del 2019 copriva la gran parte delle misure con le tasse sui giochi. Stesso metodo per finanziare il Reddito di cittadinanza e Quota 100».

Ora c'è la nuova stretta che vale 1,1 miliardi, 631 milioni di euro dall'aumento del prelievo sugli apparecchi (Preu) e 472,7 milioni dall'aumento della tassa sulla fortuna.

«Non è un semplice aumento di tassazione. Il Preu comporta una riduzione dell'aggio, cioè quello che resta alle società del comparto sottratte le somme delle vincite e le imposte. Una somma che è assicurata all'inizio della concessione sulla base della quale si decidono investimenti».

C'è anche la tassa sulla fortuna. Colpisce solo i vincitori?

«No, c'è una riduzione dell'imponibile, facendo diminuire la quota delle somme rigiocate».

Una scelta sbagliata?

«Non lo diciamo solo noi. L'Upb, l'ufficio parlamentare di bilancio ha dedicato uno studio al gettito erariale derivante dal gioco evidenziando come aumenti di tassazione possono compromettere la stabilità della filiera e anche la tenuta delle entrate. Allarme totalmente inascoltato».

Che conseguenze ci possono essere per il settore?

«La riduzione dell'aggio rischia di mettere in sofferenza aziende, alle quali per altro viene richiesto di avere precisi requisiti patrimoniali ed economici per ottenere e mantenere la concessione».

Sono a rischio posti di lavoro?

«L'ultimo rapporto sul gioco pubblico ha contato 75 mila occupati full time, quindi una misura per difetto. È evidente che la messa in sofferenza del comparto può comportare procedure d mobilità da parte delle aziende che avranno un impatto diretto dalla riduzione dell'aggio».

Si potrebbe obiettare che le tasse sono un disincentivo al gioco

«Capisco la logica, purtroppo non è così. Indebolire l'offerta sul territorio non intacca la domanda. Semmai fa calare il controllo sul territorio e rischia di consegnare la domanda all'offerta illegale.

Bisogna sempre ricordare che i giochi di cui stiamo parlando, sono stati regolamentati dal 2001 e l'effetto sono state 10 miliardi di entrate fiscali all'anno. In gran parte il risultato dell'emersione di un'attività sommersa».

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