
Pier Luigi Bersani: «Parliamo con tutti, anche con i 5 stelle». Massimo D'Alema: «Lì c'è un pezzo del nostro mondo. La direzione dei cinque stelle è condivisibile. Ridurre le disuguaglianze, occuparsi del mezzogiorno, abolire i privilegi». Eugenio Scalfari: «Il M5s è la nuova sinistra». E se non la è molto ci somiglia. Di certo un ipotetico asse grillini-Leu, sostenuto dalla parte di Pd derenzizzata, punterebbe il timone del Paese decisamente in quella direzione. Quella messa nero su bianco nei reciproci programmi, gemelli diversi che si sovrappongono su economia, lavoro, fisco per allontanarsi su immigrazione e ricongiungersi nella demolizione delle politiche di Renzi. Dopo aver condiviso le battaglie in parlamento contro la riforma costituzionale e la legge elettorale ecco i target di un governo Cinque stelle-Leu e pezzi del puzzle «sinistra»: sforamento dei parametri sul deficit, reddito di cittadinanza, stop alle privatizzazioni, tassazione su multinazionali e transazioni finanziarie, decrescita felice, e un grande fratello telematico contro l'evasione. Prima di tutto però, viene la reintroduzione dell'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, con l'aggiunta, firmata da Leu, di reintrodurlo anche per le imprese sotto i 15 dipendenti.
Toccherebbe poi alla riforma fiscale promessa dai grillini, per ridurre le disuguaglianze, una bandiera di partito per gli ex del Pd: sul piatto c'è un ben non identificato superamento dell'Irpef attraverso un criterio di progressività che favorisca i redditi più bassi. Tutte misure da finanziare anche con la rottura annunciata dei vincoli di bilancio, che spaventa i falchi dei conti pubblici. Lontanissimi i tempi in cui gli antirenziani criticavano il leader di Firenze per l'atteggiamento ribelle al rigoristi di Bruxelles. Oggi Grasso e Bersani gridano contro l'austerità e si incontrano sul terreno pentastellato dei grillini decisi a sforare il tetto del 3%. E poco importa che la strategia faccia a pugni con l'obiettivo, sempre più irrealistico, del M5s, di ridurre il rapporto debito/Pil di 40 punti in dieci anni. Ma tant'è. La scommessa economica dei Cinque Stelle punta sulla crescita prodotta da «investimenti ad alto potenziale», gli stessi che anche per Liberi e Uguali andrebbero esclusi da vincoli di bilancio. Basta, poi, con l'era della «deregolamentazione selvaggia dei mercati finanziari e del liberismo sfrenato», ha avvertito il potenziale ministro dello sviluppo economico ingaggiato da Di Maio, Andrea Roventini. Tutta musica per le orecchie di Leu che sogna di introdurre l'imposta sulle transazioni finanziarie e prelievi maggiori sui profitti delle multinazionali. Come suona anche l'idea grillina di un sistema telematico per stanare i furbetti dell'evasione fiscale, la grande battaglia della sinistra, anche se l'abolizione di spesometri, redditometri e studi di settore che vuole Di Maio già fa storcere il naso all'ex magistrato.
In compenso con il suo «grande piano verde», quello per una «totale decarbonizzasione del Paese», con una Carbon tax contro le energie fossili e la
riduzione dei consumi energetici, Grasso strizza l'occhio alla promessa dei pentastellati di dire addio a «petrolio carbone e gas entro il 2050». Come? Tasse. Sulle energie fossili, «a beneficio di chi consuma meno energia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.