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Stati generali a singhiozzo: le correnti M5s vanno a duello

Stati generali a singhiozzo: le correnti M5s vanno a duello

Mentre chi difende il reggente lancia accuse ai big: «Vito Crimi sta lavorando e basta, sono gli altri alle sue spalle che fanno politica», l'organizzazione degli Stati Generali procede a rilento e nella confusione generale. Anzi, a singhiozzo. Ieri a Montecitorio c'è stata una riunione, rinviata a più riprese, aperta alla partecipazione di tutti i deputati e con la presenza di Crimi e del presidente della Camera Roberto Fico. Dall'incontro è emerso che il «congresso» grillino sarà articolato in due fasi. Il primo step è previsto per metà marzo e si svolgerà attraverso una serie di assemblee regionali aperte alle proposte degli attivisti. Il secondo, quello finale, consisterà nei veri e propri Stati Generali a livello nazionale. Probabilmente a Torino nella prima settimana di aprile, anche se rimane in campo l'ipotesi di Roma. Quindi dopo il referendum sul taglio dei parlamentari del 29 marzo. Ma ancora non ci sono certezze, né sulla data, né sul luogo. «Di più non sappiamo», dice un deputato nascondendo a fatica il disappunto per la farraginosità della macchina organizzativa. E dire che l'appuntamento è lo snodo principale da cui passerà il futuro del M5s. In vista della scelta della nuova leadership si stanno fronteggiando le varie correnti. Da un lato un correntone composto dai ministri filo-Conte più vicini al Pd come Federico D'Incà e Stefano Patuanelli insieme al gruppo romano storico guidato da Paola Taverna e Roberta Lombardi. Con loro gli «ortodossi» vicini a Fico che però spingono per un organo di vertice il più collegiale possibile. Dall'altro lato c'è chi vuole mantenere il M5s equidistante dalla destra e dalla sinistra: Luigi Di Maio, Alessandro Di Battista, Chiara Appendino e altri uomini di governo come Laura Castelli, Alfonso Bonafede e Manlio Di Stefano. I due big in pole position sono Di Battista, pronto a tornare dall'Iran con una piattaforma «sovranista» e antiliberista e la Taverna che vuole monetizzare il successo della piazza contro i vitalizi da lei organizzata.

Nel frattempo impazza il caos sulle regionali. In Campania il nome del ministro dell'Ambiente Sergio Costa è un amo al Pd che però per il momento ha indicato Vincenzo De Luca.

Nelle altre regioni prossime al voto è battaglia tra chi vuole l'alleanza con i dem e chi preferisce che il M5s corra da solo.

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