Luigi Guelpa
Nel giorno dei funerali delle 45 vittime di Tanta e Alessandria, l'Egitto dichiara tre giorni di lutto nazionale e attende la visita del Papa come segnale forte contro le carneficine perpetrate dai terroristi. Ne è convinto il presidente Al Sisi, che ha messo in piedi un piano di sicurezza senza precedenti per preservare l'incolumità del Pontefice in visita il 28 e 29 aprile. Papa Bergoglio è atteso in particolar modo dal grande Imam della moschea di Al-Azhar, Ahmed Al Tayyib. «Sarà grandemente benvenuto nel Paese», ha affermato attraverso il suo portavoce.
La comunità copta, duramente colpita dagli integralisti, teme invece ulteriori ritorsioni. Lo si evince dalle parole del vescovo copto-cattolico di Assiut, monsignor Kyrillos William Samaan. «La minaccia terroristica è alimentata da un discorso religioso islamico che tende all'estremismo pure all'altissimo livello dell'università di Al-Azhar, nonostante gli appelli alla moderazione del presidente Al Sisi». Il Papa va avanti per la sua strada, trovando anche l'appoggio del governo italiano, e proprio ieri l'ufficio stampa della Santa Sede ha reso noto l'elenco dei 70 giornalisti accreditati sul volo in partenza per il Cairo.
Da ieri sono partiti ufficialmente i tre mesi di emergenza introdotti dal governo. È stato chiuso al traffico il ponte «6 Ottobre», blindato il quartiere Zamalek, il salotto buono della città, comprese le vie che portano alla chiesa copta della Vergine Maria. Anche altrove si sono notate misure di sicurezza rafforzate davanti a hotel, edifici pubblici e alla centralissima piazza Tahrir. Militari con passamontagna sono vicini all'ambasciata britannica, protetta anche con sbarramenti in cemento, ma raramente in maniera così appariscente. I miliziani del Califfato Islamico sono purtroppo tornati a colpire, questa volta con la cellula dei «Partigiani di Gerusalemme». Un razzo lanciato dal Sinai ha infatti colpito un'area nel Sud di Israele, per fortuna senza provocare vittime. Poco prima nelle comunità del Sud, attorno a Gaza, non lontano dal Sinai, erano risuonate le sirene di allarme antimissili. Per tutta risposta Israele ha deciso di chiudere la frontiera con l'Egitto a Taba. La decisione è stata presa alla luce di informazioni concrete su un attacco programmato contro cittadini israeliani nella area del Sinai. La scelta di impedire il passaggio ai cittadini dello stato ebraico è stata presa dal ministro dei trasporti Yisrael Katz, insieme a quello della difesa Avigdor Lieberman e a esponenti dell'apparato di sicurezza. Taba per gli israeliani resterà chiusa fino al 18 aprile, fine di Pasqua ebraica, periodo tradizionale di viaggi all'estero.
A proposito di confini vale la
pena ricordare che nelle ore successive ai due attentati l'Egitto ha rafforzato le misure di sicurezza in alcuni punti strategici sul confine con la Libia. L'intelligence teme infiltrazione di cellule jihadiste nel Paese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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