
È semplice, né in diplomazia né nella vita di ogni giorno devi ricompensare il responsabile, specie non pentito, di un danno, altrimenti lo spingerai a farne uno peggiore. È quello che, affrontando il tema da un podio terribile e sacrosanto, quello di 471 giorni nelle mani di Hamas, ha detto Emily Damari al primo ministro inglese Keir Starmer: "Il tuo annuncio manda un messaggio pericoloso: la violenza viene legittimata, in questo modo non trovi una soluzione, prolunghi il conflitto". E chiede: "Se fosse stato al potere al tempo della Seconda Guerra Mondiale avrebbe chiesto il riconoscimento dell'occupazione nazista di Paesi come Olanda, Francia e Polonia?". Anche il forum delle famiglie dei rapiti è dello stesso parere contro la minaccia del premier britannico che minaccia il voto per lo Stato palestinese all'Onu e pretende il cessate il fuoco a Gaza.
Tutta Israele è angosciata dall'aggressione europea che crea un'ulteriore difficoltà nel recuperare gli ostaggi. Il ministro degli esteri Gideon Saar ha avvertito "se una organizzazione terroristica vi abbraccia, siete arrivati nel posto sbagliato". Ma molti Paesi, in testa la Francia, corrono verso fine settembre quando all'Onu Macron cercherà un voto maggioritario al riconoscimento dello Stato palestinese. Reagan, durante la guerra del 1982 intimò a Begin di fermare la guerra in Libano dopo aver visto l'immagine di un bambino di Beirut senza le braccia, poi capì che era un fotomontaggio e si tirò indietro. Qui ormai la locomotiva corre a trecento all'ora, anche se la foto del bambino affamato è stata smentita dal New York Times stesso, e Israele paracaduta su Gaza con Egitto e sauditi una quantità di cibo che va a sommarsi alle centinaia di camion. Il fatto è che è difficile smontare la motivazione di qualcosa che non ne ha alcuna e che rema contro il suo proprio scopo, la pace. Un garbuglio ignobile. L'idea dello Stato palestinese è vecchia, ma non fu mai preso in considerazione né da Egitto o Germania che occupavano Gaza e West Bank, né dai palestinesi cui dal 1948 è stato offerto dieci volte. Si vuole tutto, la distruzione dello Stato d'Israele e non la condivisione: from the river to the sea.
Anche dopo che gli accordi di Oslo si furono trasformati nella tragedia terrorista della Seconda Intifada, 20 anni fa Israele ha liberato Gaza dai 9mila cittadini ebrei. Avrebbe dovuto diventare, pieno di serre, imprese, una specie di Singapore cuore del nuovo Stato Palestinese. Non si chiese prima ad Hamas e nemmeno all'Autorità palestinese niente sulle loro intenzioni: uno Stato democratico? Demilitarizzato? Intendevano smettere di insegnare ai bambini dai tre anni in su a odiare gli ebrei e l'Occidente sui libri di scuola? Avrebbero smesso di perseguitare gli omosessuali e di opprimere le donne? Nessuno chiese niente, un primo Stato palestinese era fatto mentre già vigeva un'Anp da cui emanava il terrorismo delle migliaia di morti dell'Intifada. Gaza divenne la base del progetto di distruzione di Israele, il proxy iraniano traforato di gallerie, armato fino ai denti. Doveva nascerne la pace, per questo fu sgomberata e consegnata ai palestinesi: ma il guscio vuoto diventò una cintura esplosiva innescata su un terrorista suicida. E adesso, quando si vuole votare lo Stato palestinese, si è mai pensato di chiedere per esempio a Abu Mazen se smetterà di pagare lo stipendio ai terroristi? Se libri di testo verranno cambiati? E i suoi confini? Saranno vicini all'aeroporto perché i missili possano colpire gli aerei in decollo?
Non abbiamo sentito dire niente altro, da Macron o Starmer che si uniscono a un coro che già raccoglie oltre ai soliti Paesi Onu che votano sempre contro Israele una decina di Paesi europei che hanno già
riconosciuto la Palestina. Molti lo fecero nel 1988 (Bulgaria, Cipro, Ungheria, Romania, Polonia). Poi la Svezia nel 2014 e nel 2024 la Spagna e l'Irlanda. Certo, l'hanno fatto per la pace. E hanno ottenuto tanta, tanta guerra.