
Da oltre dieci anni sono al centro di un braccio di ferro con l'Europa che chiede all'Italia di rimettere a gara le loro concessioni, in sostanza di mettere le spiagge sul libero mercato. Parliamo di 26.313 concessioni di cui 15.414 delle quali ad uso turistico-ricreativo, secondo i dati Nomisma, che sono finite nel mirino della direttiva Bolkestein e delle conseguenti procedure di infrazione attivate dalla Commissione europea contro l'Italia. Per capire la posta in gioco basti pensare che le imprese balneari registrate alla Camera di commercio sono 6.592, oltre diecimila gli stabilimenti, e ogni stabilimento occupa in media 2,3 concessioni demaniali. Il settore occupa oltre 44mila addetti e ha un giro d'affari, legato al turismo, da 2,1 miliardi di euro.
Un mondo dove sono entrati da tempo anche vip e imprenditori, che hanno rilevato attività nelle località più frequentate. Dal celebre Twiga su cui avevano investito Daniela Santanché e Flavio Briatore prima della cessione lo scorso inverno a Leonardo Maria Del Vecchio, ad Alessia Berlusconi, figlia di Paolo e nipote dell'ex premier Silvio Berlusconi, che anni fa aveva acquistato insieme a un socio il bagno Alcione, storico stabilimento di Forte dei Marmi. I vecchi clienti dell'Alcione, venuti a conoscenza del cambio di proprietà, avevano voluto incontrarla: "Temevano stravolgimenti - aveva raccontato lei - Ho rassicurato tutti: forse, della famiglia Berlusconi, sono quella a cui piace meno apparire. Amo la sobrietà. L'Alcione non sarà mai uno stabilimento per pochi o location di feste esclusive: quelle vanno bene in Sardegna, non qui". Altri stabilimenti della Versilia nel tempo sono finiti in mano a nomi famosi, come quelli della famiglia Barilla, che aveva investito nel Bagno Piemonte, Andrea Bocelli, che aveva puntato invece sul bagno Italia e sull'Alpemare. Anche lo stilista Giorgio Armani aveva deciso di diversificare investendo in uno stabilimento balneare, il Bagno Isola, ancora a Forte dei Marmi. E pure Claudio Giacometti, patron di Swiffer, l'azienda produttrice del celebre cattura-polvere aveva acquistato il Bagno Vittoria.
Investimenti fatti nonostante la spada di Damocle della Bolkestein, che dati alla mano non ha scoraggiato gli imprenditori. Infatti, in generale dal 2010 le imprese balneari sono cresciute di 1.400 unità. Secondo la Corte dei Conti la categoria paga in media circa 6mila euro all'anno, ma ha un tasso di morosità di quasi il 30%: il gettito erariale nel 2024 è stato di circa 120 milioni rispetto ai 150 milioni attesi.
In gioco nella partita con l'Europa c'è la necessità di trovare un punto di equilibrio tra aprire il mercato delle concessioni e l'opportunità di tutelare le legittime aspettative degli attuali concessionari e degli investimenti fatti negli anni. Era questo un obiettivo del governo che con l'ultimo decreto sui balneari aveva esteso la validità delle attuali concessioni fino al 30 settembre 2027, con l'obbligo di avviare le gare entro giugno dello stesso anno.