Politica

Stop agli ultrà del ddl Zan "Così cancelleremo il gender"

Verso un accordo trasversale tra moderati: sostituire il termine con "sesso" e via "l'autopercezione". Timori nel Pd

Stop agli ultrà del ddl Zan "Così cancelleremo il gender"

S cade oggi il termine di presentazione degli emendamenti per migliorare e rendere condivisibile il disegno di legge Zan che punisce chi istiga alla violenza omofobica. Il Senato a questo punto si divide in due: da un lato ci sono gli ottimisti: coloro che sono convinti si riesca a trovare la quadra per evitare lo scontro in aula. Dall'altra parte, invece, stanno i duri e puri: quelli cioè che vogliono difendere il disegno di legge così com'è e ne fanno pertanto una bandiera. Per loro ora non resta che l'aula. E si sono già segnati il giorno del calendario: appuntamento il 13 luglio.

Il presidente della Commissione giustizia si dice fiducioso. «Non potrei non esserlo visto che ho fatto di tutto per cercare un dialogo e un confronto», commenta il leghista Andrea Ostellari. E a confermare il suo ottimismo c'è questa ampia condivisione tra le forze di centrodestra che compongono la maggioranza nel buttar già gli emendamenti da presentare oggi. «La cosa più importante - aggiunge - è approvare leggi che difendano veramente le persone e non le bandiere».

Il senatore Simone Pillon scopre le carte del suo partito. «Oggi porteremo in Commissione una serie di emendamenti che di sicuro non stravolgono le intenzioni del legislatore - dice - ma aiutano a fare chiarezza. Vanno modificati tutti gli articoli in cui si cita la parola gender e sostituirla con sesso. E poi bisogna negli articoli 2,3,5 e 6 eliminare ogni confusione tra sesso e autopercezione che secondo noi aprirebbe la strada proprio all'ideologia gender. Martedì prossimo si vedrà se Pd e Cinquestelle vogliono davvero una legge contro le discriminazioni oppure se restano ancora barricati a difesa di un polpettone ideologico».

I punti sui quali c'è una larga volontà di ridiscutere il testo sono sicuramente gli articoli 1,4 e 7 (sull'identità di genere, sulla libertà di espressione e sulla giornata di riflessione contro l'omotransfobia). Anche Italia viva porterà oggi in commissione alcune correzioni, germinate dai dubbi di giuristi di vaglia come Cesare Mirabeli e Giovanni Fiandaca sulla necessità di garantire la libertà di pensiero e sull'opacità delle fattispecie di reato. E il partito di Renzi potrebbe essere con i suoi diciassette senatori l'ago della bilancia risolutivo in questo confronto. Ma anche nel caso si arrivi semplicemente in aula per discutere gli emendamenti, e non si faccia prima un lavoro di sintesi in commissione, non è detto che i voti dei renziani, uniti a quanti all'interno del Pd stanno mal sopportando questa battaglia ideologica contro la violenza omotranfobica, non portino a un risultato a sorpresa.

Oggi il presidente Ostellari raccoglierà gli emendamenti e ha a disposizione tre giorni per trovare una sintesi che metta insieme tutte le idee di correzione al testo. Poi martedì si cercherà di tenere il lavoro in Commissione oppure, mancando la maggioranza, si dovrà votare per la calendarizzazione della discussione in aula (ed è già chiaro che - salvo sorprese - cadrà a una settimana di distanza, martedì 13 luglio). Sull'idea di portare in aula il testo c'è ormai un'ampia maggioranza. Che ha quindi raccolto l'appello di Letta di non ostacolare l'iter della legge. Il segretario dem ora però viene chiamato in causa dal leader del Carroccio. «Per me ognuno è libero di amare chi vuole, dove vuole e quando vuole - dice Salvini -. Se togliamo dal tavolo le polemiche sui reati di opinione e il gender nelle scuole la partita è chiusa». «Siamo tutti d'accordo - conferma la senatrice azzurra Licia Ronzulli - che chiunque abbia il diritto di amare chi vuole, ma ciò non significa che il testo Zan così com'è sia quello migliore.

Vogliamo confrontarci per approvare una buona legge».

Commenti