Coronavirus

Stop ai collegamenti in Sicilia. Il Sud teme il boom di contagi

Per l'isola solo due voli e un treno. Le merci viaggiano. A Salerno quattro comuni in quarantena dopo un rito

Stop ai collegamenti in Sicilia. Il Sud teme il boom di contagi

Crescono i casi nel Meridione. E con essi la paura che la sanità delle regioni del sud Italia non possa reggere un'impennata dei casi come quella della Lombardia. I governatori lo sanno e cercano di correre ai ripari alzando un cordone sanitario per fermare i contagi. Si temono gli effetti della grande fuga dalla Lombardia, la notte del 7 marzo, quando il premier Conte ne ha annunciato la chiusura. E anche le conseguenze di condotte sconsiderate come quelle che in Campania hanno portato all'isolamento di quattro comuni dopo un boom di contagi causato da un rituale celebrato in una comunità di catecumenali in barba a tutti i divieti.

La Sicilia, intanto, arrivata a quota 213 casi, si blinda fermando i collegamenti da e per l'isola. Dopo gli ultimi treni arrivati da Milano lo scorso sabato, carichi di gente che ha scelto di tornare presso la propria residenza, sono stati sospesi tutti i voli (tranne due per Palermo e Catania) e i traghetti per il trasporto passeggeri, ci si potrà muovere soltanto per comprovate esigenze di lavoro, salute e necessità. La stretta è stata decisa, su richiesta del governatore Nello Musumeci, dalla ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli, che ha firmato un apposito decreto per cercare di limitare la diffusione del virus. Salperanno regolarmente le navi adibite a merci, dove potrà viaggiare anche chi dimostrerà di avere necessità improrogabili dopo essere stato autorizzato dal presidente della Regione, e verranno garantiti i servizi ferroviari essenziali con un intercity quotidiano Roma-Palermo. «Il tempo di questo provvedimento per la Sicilia dipenderà dalla durata dell'emergenza, da come si svilupperà nell'ambito dell'isola e da come sarà la situazione sanitaria», spiega il ministro. «Un decreto doveroso. La situazione in Sicilia è fortemente esplosiva perché abbiamo accolto oltre 31mila persone dal nord Italia e bisogna vedere quanti seguono la quarantena», commenta il sindaco di Siracusa, Francesco Italia. D'accordo anche il collega di Palermo, Leoluca Orlando, che considera lo stop ai collegamenti una «misura drastica ma necessaria di fronte ai comportamenti comprensibili ma ingiustificabili di migliaia di persone che non hanno compreso la gravità della situazione».

Anche nelle altre regioni del sud regna caos e paura. La Puglia si prepara ad uno scenario tra i peggiori. E dopo i treni partiti dal nord aspetta la grande ondata di contagi. Se ne temono almeno duemila. Il governatore Michele Emiliano si sta attrezzando per affrontarli e punta di arrivare all'attivazione di 306 posti letto di terapia intensiva.

In Campania, invece, dove si contano 404 pazienti Covid-19, il presidente della Provincia di Salerno, Michele Strianese, vuole l'intervento dell'esercito per monitorare il territorio e intensificare i controlli. Controlli ai quali nei giorni scorsi è sfuggito una sorta di rito mistico di una comunità catecumenale, nel cilento, durante il quale i partecipanti, in violazione ad ogni prescrizione, hanno bevuto da uno stesso calice scatenando una preoccupante catena di contagi che ha costretto il governatore Vincenzo De Luca a mettere in quarantena quattro comuni: Atena Lucana, Caggiano, Polla e Sala Consilina.

Sempre in Campania, i sindaci di 25 comuni dell'Alta Irpinia, temendo per i loro anziani e per la già complicata situazione delle strutture sanitarie locali, chiedono al premier Giuseppe Conte e al presidente della Regione De Luca di dichiarare zona rossa l'intero comprensorio e che vengano applicate le stesse misure adottate per contenere il contagio da coronavirus ad Ariano Irpino, il comune in provincia di Avellino già in quarantena per arginare un focolaio.

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