I vertici del tribunale di Milano confermano il "vizietto" della Procura di tenersi stretti i giudici graditi, ma escludono che le decisioni gradite alla Procura vengano poi indicate agli altri giudici come esempio da imitare. È questo il senso del comunicato con cui ieri il presidente del tribunale Fabio Roia e la presidente dei giudici preliminari Ezia Maccora hanno reagito alle ricostruzioni con cui alcune testate avevano sollevato il tema delle gestioni delle indagini sull'Urbanistica milanese, affluite in gran parte sul tavolo dei medesimo giudice, Mattia Fiorentini: che ha accolto in blocco le richieste di arresto presentate dai pm, ma è stato poi smentito in pieno dal tribunale del Riesame e dalla Cassazione. I pm da mesi facevano in modo da inserire le loro richieste in un unico fascicolo, di cui il titolare era Fiorentini, evitando così di incappare in magistrati dimostratisi più garantisti. Secondo il Foglio, la presidente Maccora avrebbe convocato una riunione per invitare i giudici a un orientamento comune, spiegando "in sostanza" di non gradire che ci siano linee diverse da quelle della Procura. Ma questa versione non ha trovato conferme, le riunioni ci sono state ma non per "dare la linea".
Mentre la prassi dei "fascicoli contenitore" viene confermata al punto che viene varata una contromisura: "Dopo un certo periodo di tempo, in presenza di una nuova richiesta proveniente dalla Procura, la stessa può essere riassegnata ad un altro giudice".