
I buoni propositi, da soli, non bastano. E men che meno gli slogan urlati dagli ambientalisti d'assalto. Perché si fa presto a parlare di transizione ecologica, ma ben più complessa è l'attuazione di un cambiamento davvero sostenibile, nel quale la conversione verde vada di pari passo con lo sviluppo economico. "Servono pragmatismo, investimenti e una chiara visione del futuro", hanno sottolineato i protagonisti del mondo energetico, riuniti ieri a Milano in occasione dell'evento organizzato da Il Giornale a conclusione delle celebrazioni per i propri 50 anni. A Palazzo dei Giureconsulti, nel cuore della città, a confrontarsi sulle grandi sfide dell'energia sono stati Claudio Fiorentini (Team Area Leader for Institutional Affairs Lombardia Enel), Raffaello Matarazzo (Responsabile Affari Internazionali Africa Subsahariana e Americhe Eni), e Alessandro Trebbi (Responsabile Asset Management Terna). Il dibattito, moderato da Hoara Borselli, non poteva che partire dal gigantesco blackout verificatosi lo scorso 28 aprile nella Spagna di Sanchez, emblema di una transizione green estremizzata sino al paradosso. "Questi episodi possono accadere quando c'è uno sbilanciamento eccessivo tra fonti rinnovabili e tradizionali. Il sistema dovrebbe reggere a tutte le sollecitazioni, quindi qualcosa non ha funzionato. In Italia c'è un approccio diverso: Terna investe in sistemi che gestiscono la tensione, puntando su digitalizzazione, cybersicurezza e grandi infrastrutture", ha spiegato Trebbi, evidenziando come l'azienda, con il piano di sviluppo 2025-2034, impegnerà "oltre 23 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, con un incremento del 10% rispetto al precedente programma, consolidando il proprio ruolo al servizio del Paese per un futuro sostenibile e decarbonizzato". Gli interventi previsti ha aggiunto il manager - "sono essenziali per il perseguimento degli obiettivi nazionali ed europei di transizione energetica, indipendenza, resilienza ed efficienza del sistema elettrico". Adeguatezza e sicurezza sono state dunque riconosciute come leve fondamentali per una transizione energetica che sia davvero "giusta, equa e inclusiva".
Non imposta dall'alto con tempistiche e paradigmi avulsi dalla realtà. "Una forte capacità industriale e innovativa deve accompagnarsi a una grande attenzione per la dimensione sociale. In questo percorso, per Eni è fondamentale il concetto di neutralità tecnologica, secondo cui la transizione energetica è realizzabile attraverso un approccio flessibile alle tecnologie disponibili, non limitato a un'unica soluzione", ha dichiarato al riguardo Matarazzo. Il gruppo, ha inoltre sottolineato, sta rispettando tutti gli obiettivi fissati nel proprio piano per la decarbonizzazione, prestando attenzione alle specificità dei 64 Paesi in cui opera. "Il modo di vivere la transizione in Europa è diverso da altre aree del mondo, per cui non possiamo applicare un solo modello ovunque. In Asia e Africa abbiamo sviluppato progetti connessi con le realtà agricole e produttive locali". Dalla tavola rotonda organizzata dal Giornale è quindi emersa l'importanza strategica delle infrastrutture, asset fondamentale osteggiato invece dai sostenitori dell'ecologismo oltranzista. "Puntiamo a sviluppare le rinnovabili e ad aumentarne progressivamente la quota per avere un impatto positivo sulle bollette degli italiani. E mettiamo risorse anche sullo sviluppo di parchi di batterie, che hanno la funzione di supportare sulla rete la presenza di fonti intermittenti, come il fotovoltaico e l'eolico. Le sfide di Enel sono le sfide del Paese", ha affermato Fiorentini. "A oggi ha proseguito - abbiamo 16milioni di clienti e in azienda formiamo migliaia di persone per garantire adeguate competenze sui nuovi sistemi. La nostra attività è stimato abbia un'incidenza dell'1% sul Pil".
La sfida energetica si prospetta dunque come un gioco di squadra tra pubblico e privato, perché "la semplificazione e la certezza delle norme aiutano chi vuole investire". Strategia e industria sono l'antidoto al blackout dello sviluppo.