
Sono oltre un milione le macchine diesel Euro 5 che dal prossimo primo ottobre non potranno più circolare nei Comuni con più di 30mila abitanti della Lombardia, del Piemonte, del Veneto e dell'Emilia-Romagna, ossia in tutte le Regioni italiane del bacino padano. Ma la Lega e il suo segretario Matteo Salvini sono pronti a dare battaglia per eliminare lo stop. I divieti sono previsti da un decreto del governo del 2023 che invitava ad aggiornare i piani per la qualità dell'aria per evitare procedure d'infrazione contro l'Italia da parte dell'Unione Europea. Gli Euro 5 sono dei veicoli immatricolati tra il 2011 e il 2015. Si tratta di auto che potrebbero avere al massimo poco più di dieci anni di vita. Per il centrodestra, le direttive Ue non tengono conto della particolarità della Pianura Padana, territorio tra i più industrializzati e urbanizzati con una morfologia che non consente la circolazione dell'aria. E, soprattutto, così facendo quest'area sarebbe l'unica in tutta l'Europa in cui sarebbe vietato girare con le diesel Euro 5. A guidare la rivolta contro le imposizioni di Bruxelles è la Lega, che mette ancora una volta nel mirino il Green Deal e che potrebbe presentare un emendamento al decreto Infrastrutture per intervenire sulla questione. Il Carroccio, recita una nota ufficiale, è impegnato «a livello locale e nazionale, a partire dal vicepremier e ministro Matteo Salvini, per scongiurare il blocco dei diesel Euro 5». Secondo lo stesso Salvini, la transizione ambientale «va accompagnata, non va imposta» e non può ricadere sui cittadini, perché può causare «enormi problemi familiari, lavorativi e commerciali». La prima Regione a battere un colpo è la Lombardia, con il Consiglio regionale che ha approvato ieri una mozione che chiede al governo di aprire un tavolo con anche il Piemonte, l'Emilia-Romagna e il Veneto per definire in tempi rapidi delle soluzioni alternative e fermare il blocco. Documento appoggiato anche da Fratelli d'Italia, che al Pirellone si schiera contro la logica «dell'autofobia», e da Forza Italia, che con Giulio Gallera parla di un accanimento verso i cittadini che in realtà porterebbe a ridurre la Co2 soltanto di «pochissimi e ininfluenti decimali». La posizione della Lombardia viene messa nero su bianco anche dall'assessore all'Ambiente Giorgio Maione: «Non possiamo essere i soli in Europa con un blocco che coinvolgerebbe più di mezzo milione di veicoli. Bisogna riaprire la discussione con Bruxelles e Roma per trovare più risorse e soluzioni condivise».
A livello nazionale scende in campo contro lo stop anche Marco Osnato, presidente Fdi della commissione Finanze: «Ancora una volta - afferma - l'Europa si contraddistingue per una scarsa connessione con la realtà. Pregiudicare la serena esistenza di famiglie e lavoratori impedendo loro di circolare, e pensare che questo risolva l'inquinamento mondiale, è ormai veramente un qualcosa di asfissiante».