Stop alla tangenziale di Bologna, è polemica «Deleteri i no dei grillini sulle infrastrutture»

Veto all'opera che poteva ridurre il traffico. Il Pd: ecco perché la Tav va fatta

Pasquale Napolitano

Roma Passa la linea del No. Il M5s impone al governo gialloverde lo stop delle grandi opere, dalla Tav al Tap, costringendo il Carroccio alla ritirata. La linea all'esecutivo, guidato dal premier Giuseppe Conte, la detta Alessandro Di Battista, che dal tour in America in un video chiude il discorso su Tav e Tap definendole «opere inutili», allineando Luigi di Maio e i ministri grillini. E anche la Lega è costretta ad ammorbidire i toni, dopo il messaggio del Dibba, per evitare lo strappo all'interno della maggioranza. Se prima la Tav era «un'opera importante», oggi per il ministro dell'Interno Matteo Salvini è opportuno evitare «guerre di religione». «Sono temi seri. Bisogna vedere, studiare, applicarsi con serietà. Ci sono migliaia di pagine di documentazione, vediamole e poi decidiamo», chiosa il leader della Lega in un colloquio con il Messaggero, bocciando l'idea di un referendum sulla Tav e assicurando che sulla Tav non cadrà il governo. Posizione subito smentita dal collega di governo Riccardo Fraccaro, ministro dei Rapporti con il Parlamento, che si dichiara favorevole al referendum, rimarcando i contrasti con la Lega: «Partiamo da visioni diverse ma condividiamo lo stesso metodo. Noi diciamo di guardare i benefici, non ho voglia di mettere le mani in tasca ai cittadini per 30 anni per un'opera che già si sa inutile».

Chi alza il livello dello scontro è Michele Anzaldi, deputato dei dem, che insiste sull'importanza di un'opera come la Tav anche per evitare incidenti come quelli Bologna: «La grave esplosione di Borgo Panigale è stata causata dal mancato stop di un'autocisterna. Ecco a cosa serve la Tav, a far viaggiare più merci su rotaia e ridurre il numero di camion in strada, una delle principali cause di incidenti pericolosi sulle autostrade». Parole che fanno insorgere il M5s: «Le affermazioni di Anzaldi sono vergognose.Dimostra solo di aver sacrificato la dignità sull'altare della più becera zuffa politica. Silenzio e rispetto, dopo tanto dolore», replica Manlio Di Stefano, deputato M5s. «Basta stupidaggini. Stiamo parlandRoberta Perosino, 54 anni, o di un camion che è andato dritto, un incidente che non evita nessuna infrastruttura», gli fa eco il leader bolognese M5s Massimo Bugani mentre aspetta l'arrivo di Conte all'ospedale di Bologna. I Cinquestelle di governo si compattano sul no alle grandi opere. Di Maio teme lo scontro con l'alleato e si affida come sempre all'arte della diplomazia, provando a far ingoiare la medicina a Salvini: «Prima di spendere miliardi di euro per andare da Torino a Lione vogliamo spendere miliardi per andare a scuola a prendere i nostri figli». La strada per archiviare l'alta velocità in Val di Susa, consegnando la vittoria ai movimenti no Tav, così come per le altre opere pubbliche, sarà l'analisi costi-benefici. Analisi che il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli ritiene quasi superflua, avendo già la soluzione: lo stop dei cantieri. E non solo quello della Tav ma anche Tap, terzo valico e Pedemontana. Dirottando i fondi verso le municipalizzate del trasporto pubblico locale.

Scenario confermato nelle parole di Francesca Frediani, consigliere regionale M5s del Piemonte: «I numeri ci daranno ragione, fermeremo questa follia e spiegheremo agli imprenditori e ai lavoratori che i partiti delle grandi opere in questi anni hanno proposto solo il Tav perché non avevano altre idee di sviluppo». Dopo aver bloccato imprese e mondo del Lavoro, il M5s sta per incassare il secondo risultato del programma di decrescita felice: lo stop allo sviluppo del Paese.

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