Proseguono le indagini su Anis Amri, autore della strage di Berlino avvenuta lo scorso 19 dicembre e ucciso quattro giorni dopo dalla polizia a Sesto san Giovanni. Le perquisizioni compiute l'altra nella capitale tedesca hanno portato al fermo temporaneo di un tunisino di 26 anni che ha cenato con Amri la sera prima dell'attentato in un ristorante del quartiere Mitte. Lo ha detto la portavoce della procura generale di Karlsruhe. I due hanno «parlato intensamente». Si sospetta che abbia potuto partecipare all'attacco o che fosse almeno a conoscenza delle intenzioni di Amri, ha aggiunto, ma «allo stato delle investigazioni i sospetti non si sono concretizzati in un arresto». La procura tedesca ha spiccato un mandato di arresto nei confronti dell'uomo per «frode sociale», un reato che contempla frode sui sussidi di assistenza. L'uomo è detenuto nella capitale.
Amri, dopo essere fuggito dal luogo dell'ttentato, è stato ripreso da una videocamera della stazione dello zoo di Berlino mentre fa quello che viene considerato il saluto tipico dei militanti dell'Isis. Secondo una portavoce della procura tedesca l'uomo, consapevole di essere ripreso, ha alzato l'indice, un gesto che significherebbe: «Esiste un Dio solo». Ovviamente, Allah. Secondo la procura, Amri è stato segnalato dalle telecamere di sorveglianza «il 21 dicembre intorno alle 11.30 alla stazione di Nimega», poco dopo il confine fra Germania e Olanda, e «alle 13.30 alla stazione di Amsterdam». Si completano così i tasselli del percorso di fuga di Amri da Berlino all'Italia, attraverso Olanda e Francia.
«Dopo quattro giorni di analisi siamo certi che la pistola che aveva Amri è la stessa usata sia a Berlino sia a Milano», ha affermato il direttore della quarta divisione del servizio della polizia Scientifica di Roma, Gianpaolo Zambonini.
«L'accertamento è stato limitato ad un bossolo grazie a una comparazione a tre: il primo, sparato con la pistola del terrorista qui nei nostri uffici, il secondo quello repertato a Sesto San Giovanni e il terzo è la copia di quello repertato a Berlino che ci è stata inviata dai colleghi tedeschi».
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