
Nessuno ha ancora rimosso i cartelli con gli orari di partenza della funivia del Monte Faito, a Castellammare di Stabia. Così ci sono turisti che non sanno ancora che l'impianto è sotto sequestro dopo la tragedia di giovedì, quando la cabina a monte dell'impianto è precipitata uccidendo 4 persone e ferendo gravemente un quinto passeggero. Anche se la notizia è rimbalzata sulla stampa internazionale, essendo straniere tre delle vittime (Janan Suliman, 25 anni, israeliana e i fratelli inglesi Elaine Margaret Winn, 58 anni, e Graeme Derek Winn, di 65. Oltre all'operatore Carmine Parlato, di Vico Equense, 59 anni. Mentre l'unico sopravvissuto, il fratello di Janan, Thaeb Suliman, 23 anni, è ricoverato in condizioni critiche). Lo scoprono solo attraverso i racconti della gente assembrata all'uscita della stazione Circumvesuviana, mentre sul monte è in corso un sopralluogo dei magistrati e le ispezioni tecniche dei vigili del fuoco, che perlustrano la zona molto impervia con un drone. Giovedì non lo hanno potuto usare a causa del meteo avverso quando, dopo che il cavo di trazione dell'impianto si è spezzato, si era perso ogni contatto con la cabina a monte, avvolta nella nebbia. C'è voluto tempo, messi in sicurezza i passeggeri della cabina a valle, per capire che l'incidente aveva avuto conseguenze drammatiche: uno dei freni di emergenza non aveva funzionato e la seconda cabina, poco prima di arrivare in cima, era arretrata ad alta velocità e precipitata.
Agli atti dell'inchiesta della Procura di Torre Annunziata c'è un video di una telecamera che si trova nella stazione di Monte Faito che ha ripreso la cabina che torna indietro, mentre ondeggia vorticosamente prima di sparire nella nebbia. Da questo momento in poi ci sono solo ipotesi: la cabina potrebbe essere deragliata e poi caduta o avere urtato un pilone per poi precipitare, sbalzando fuori tutti i passeggeri. L'inchiesta per omicidio colposo plurimo e disastro colposo dovrà chiarire cause e responsabilità. I pm hanno disposto il sequestro delle due stazioni, dei piloni, della cabina ridotta a un ammasso di lamiere, del cavo rotto e di un locale ufficio con tutta la documentazione relativa all'impianto. La cabina è stata ritrovata tra il secondo e il terzo pilone, nella notte i vigili del fuoco hanno rimosso il cavo della funivia finito sulla linea elettrica della sottostante Circumvesuviana, che ha ripreso a circolare. Le indagini ruotano intorno a tre quesiti: devono chiarire perché il cavo si è rotto, perché non ha funzionato il freno d'emergenza e se l'incidente può essere stato provocato dal maltempo, in particolare dal forte vento. Un'ipotesi che il presidente Eav, Umberto De Gregorio, respinge con fermezza, affermando che quando il vento supera un certo livello la funivia si blocca automaticamente e che nei mesi precedenti all'apertura sono state effettuate tutte le prove previste dalla normativa. A marzo 2024 la funivia è stata oggetto di verifica da parte degli ispettori dell'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali (Ansfisa). Poi nel 2025 la società esercente Eav si è limitata a trasmettere la documentazione necessaria, compreso l'esito dei controlli di manutenzione e delle prove sui cavi.
Una prassi prevista dai regolamenti che lascia perplesso Bruno Giordano, magistrato presso la Corte di Cassazione: «La sicurezza e la vita delle persone non può essere affidata a un'autocertificazione. Il controllore non può essere esonerato dai suoi compiti dal controllato che autocertifica di essere in regola».
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