Strappo nell'Ue, boicottato l'Eurogruppo

Venti Stati membri disertano il summit di Budapest. Nel mirino la linea di Orbán

Strappo nell'Ue, boicottato l'Eurogruppo
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A Budapest vanno in scena le prove generali della disunione europea. Questa volta la colpa non è dell'Ungheria di Orbán ma di Germania, Francia, Spagna e altri diciassette Stati membri che, con una decisione incomprensibile, hanno scelto di mettere in pratica l'annunciato boicottaggio all'Ungheria disertando le riunioni dell'Eurogruppo e dell'Ecofin informale convocate dalla presidenza di turno ungherese. Si tratta di una decisione che, per modalità e numeri, non ha precedenti nella storia europea e rischia di avere conseguenze sulla stabilità dell'unione in un momento storico in cui, anche alla luce delle sfide che l'Europa si trova ad affrontare, ci sarebbe invece bisogno di compattezza. Eppure ieri nella capitale magiara è andata in scena una pagina buia con solo sette ministri su ventisette che hanno partecipato all'Ecofin tra cui il ministro dell'Economia italiano Giancarlo Giorgetti insieme ai colleghi di Slovenia (Klemen Bostjancic), Malta (Clyde Caruana), Lussemburgo (Gilles Roth), Cipro (Makis Keravnos), Belgio (Vincent van Peteghem), Croazia (Marko Primorac). In generale a livello ministeriale i paesi presenti non hanno superato la decina e, cosa ancor più grave, anche la Commissione europea ha deciso di non far partecipare il vicepresidente Valdis Dombrovksis e il commissario Paolo Gentiloni mentre la Bce, con una scelta controcorrente, ha inviato all'Eurogruppo il presidente Christine Lagarde. Il motivo del boicottaggio nasce dalla linea dell'Ungheria in politica estera e dalle visite organizzate da Viktor Orbán nei primi giorni da presidente di turno dell'Ue, in particolare l'incontro a Mosca con Vladimir Putin.

Nonostante la posizione della Commissione e di molti Stati membri, il presidente dell'Eurogruppo, l'irlandese Paschal Donohoe, ha deciso di convocare comunque la riunione a Budapest perché, come ha spiegato ieri: «Il lavoro deve proseguire».

Si tratta di una scelta diversa da quella dell'Alto Rappresentante per la politica estera Josep Borrell che aveva deciso di convocare il Consiglio Esteri informale e il Consiglio Difesa informale a Bruxelles a fine agosto impedendo alla presidenza ungherese di ospitarli. Convocare l'Eurogruppo a Bruxelles avrebbe significato far saltare l'Ecofin di Budapest ma, anche se formalmente l'evento si è svolto, è evidente che si è trattato di un appuntamento ridimensionato. Non la pensa così il ministro delle Finanze ungherese Mihàly Varga secondo cui la riunione informale dell'Ecofin «è stata un successo, sia in termini di partecipazione che per i contenuti». Varga ha poi aggiunto che «nonostante l'idea di boicottare tutti gli Stati sono intervenuti e diversi ministri hanno presenziato. Le sanzioni spesso ottengono l'effetto contrario, e il boicottaggio in questo caso ha lavorato a beneficio della presidenza ungherese».

Al netto della posizione del governo magiaro l'immagine che emerge dell'Unione europea è pessima anche agli occhi delle potenze straniere. Si può dissentire dalla linea in politica estera dell'Ungheria, si può contestare la sua scelta di incontrare Putin ma decidere di boicottare una riunione dell'Eurogruppo significa rallentare le attività dell'Ue peraltro in un settore strategico come l'economia e la finanza che interessa direttamente l'Italia.

Tra i temi al centro dell'agenda c'era infatti il nuovo Patto di stabilità con i ministri che «hanno concordato tutti sull'importanza di farlo partire bene», inoltre si è parlato anche dei piani di bilancio pluriennali previsti dal nuovo patto di stabilità.

Inoltre, il risultato di boicottare le iniziative dell'Ungheria, è quello di allontanarla sempre di più dal resto dell'Europa rischiando di radicalizzare le posizioni del governo magiaro. Un errore politico dietro l'altro di chi a parole si professa europeista ma nei fatti non lo è.

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