Ormai le liti di governo sembrano un film «poliziottesco» degli anni '70. C'è già il titolo: Luigi Di Maio «spara» (metaforicamente parlando), Matteo Salvini risponde. Sull'asse Roma-Milano ieri è continuato il botta e risposta tra i due vicepremier su decreto sicurezza bis e porti chiusi. Il capo politico del M5s, dopo le tensioni di venerdì, è tornato sul tema a margine di un'iniziativa del Forum delle associazioni familiari all'Hotel Ergife della Capitale. Di Maio si è detto «deluso dal decreto sicurezza bis, perché non c'è niente sui rimpatri». «Il tema - ha spiegato il grillino - ora non sono gli arrivi. Gli arrivi li abbiamo fermati grazie alle politiche migratorie fatte dal ministero dell'Interno e da tutto il governo, che fanno in modo che quando arriva una nave con 30 persone a bordo, la maggioranza va negli altri paesi europei». Poi la stoccata all'alleato: «Il tema vero, adesso, è sui rimpatri e noi siamo pronti a dare una mano al ministero dell'Interno se serve. Io non faccio il ministro dell'Interno, ma non può essere sempre colpa degli altri». L'ultima frase suona come un seguito della polemica sulle competenze per quanto riguarda i rimpatri. Una questione sollevata venerdì da Salvini con una lettera inviata al premier Giuseppe Conte e al ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi: il leghista aveva invitato Palazzo Chigi e la Farnesina a «un salto di qualità» sui rimpatri. Perché, aveva scritto Salvini, gli accordi bilaterali «non sono di mia competenza». E una prima replica dal M5s era arrivata subito con una nota: «Salvini si prenda le responsabilità invece di coprire i suoi fallimenti: i rimpatri sono di sua competenza».
Ma il nocciolo della disputa sta nelle competenze sulla chiusura dei porti alle navi delle Ong. Sul punto, Salvini da Milano ha usato parole molto nette: «Il governo va avanti perché mi rifiuto di pensare che ci siano ministri Cinque stelle che vogliono riaprire i porti all'immigrazione clandestina». Il vicepremier leghista ha parlato degli ultimi sbarchi a Lampedusa e Augusta, che hanno segnato di fatto una riapertura dei porti: «Quando si riapre un mezzo varco agli sbarchi aumentano le partenze e tornano i morti, quindi spero che non ci siano nostalgici dei porti aperti in Parlamento e al governo, perché i porti con me rimangono chiusi». Quindi il distinguo sugli ultimi avvenimenti: «Un conto è la Marina Militare che salva esseri umani e ci mancherebbe altro, però Ong, trafficanti, scafisti e vice scafisti con me in Italia non ci arrivano». Nel primo caso Salvini si riferisce ai 36 migranti salvati dalla nave della Marina Cigala Fulgosi in acque Sar libiche, a 75 chilometri dalle coste del paese nordafricano, fatti sbarcare venerdì mattina nel porto di Augusta. Diversa la situazione della nave Ong italiana Mare Jonio, sbarcata sempre venerdì a Lampedusa con 30 migranti a bordo recuperati da un gommone che si trovava al largo della Libia.
La competenza sui porti resta il tema rovente.
Da alcuni esponenti vicini a Di Maio il decreto sicurezza bis, che toglie poteri al ministero delle Infrastrutture guidato da Danilo Toninelli per trasferirle al Viminale, è visto come un «affronto in grado di minare la tenuta del governo». I grillini parlano di un «blitz fatto perché i leghisti sono preoccupati dagli ultimi sondaggi per le europee». E alla fine della campagna elettorale mancano ancora 15 giorni.
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