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Strasburgo bacchetta l'Italia: "Stop alle porte girevoli in magistratura"

L'organo anti-corruzione del Consiglio d'Europa ha richiamato l'Italia a un'azione concreta per normare il passaggio dei magistrati in politica

Strasburgo bacchetta l'Italia: "Stop alle porte girevoli in magistratura"

L'organo anti-corruzione del Consiglio d'Europa (Greco), in occasione della presentazione del suo rapporto annuale, ha mosso un importante monito all'Italia affinché introduca "regole per limitare il passaggio dei magistrati in politica e viceversa". Il rapporto non è particolarmente lusinghiero per il nostro Paese e l'accusa è di aver fatto "progressi lenti sul fronte della prevenzione della corruzione tra i parlamentari".

La questione sulle "porte girevoli" per i magistrati è annosa e non è la prima volta che l'Italia viene richiamata all'ordine in tal senso dagli organi europei. Greco è tornato a sollecitare le autorità italiane a prendere iniziative per affrontare la questione in tempi rapidi. La possibilità che i magistrati possano scendere in politica per poi, una volta giunti a fine mandato, rimettere la toga sulle spalle e riprendere regolarmente la loro professione è sul tavolo di discussione ormai da tempo nel nostro Paese ma nei mesi scorsi il Csm aveva trovato l'intesa sulla base del fatto che quando un magistrato decide di tentare la strada della politica, sia che venga eletto o che non venga eletto, la sua integrità è definitivamente compromessa. Sono previste norme chiare e ineludibili, utili a restituire ai cittadini la fiducia nelle toghe.

La riforma Cartabia che contiene questo dispositivo è stata approvata con un disegno di legge, con il quale viene data la delega al governo di riformare l'ordinamento giudiziario. È precisamente il Capo III, "composto dagli articoli da 15 a 20" che "interviene con disposizioni puntuali - e immediatamente precettive - sullo status dei magistrati, con particolare riferimento alla loro eleggibilità, all'assunzione di incarichi di governo e al loro ricollocamento al termine del mandato".

Ma da Strasburgo bacchettano l'Italia anche per la lotta alla corruzione nella politica, e in particolare nel Parlamento. Il presidente dell'organismo del Consiglio d'Europa, Marin Mrcela, ha sottolineato che l'Italia dovrebbe "introdurre in entrambe le Camere un codice di condotta formalizzato". Nessun cenno, invece, sull'eventuale abrogazione della legge Severino attraverso il referendum del prossimo 12 giugno. Il presidente ha preferito non pronunciarsi sul tema. In generale, il Greco richiama tutti i Paesi dell'Unione a "aumentare la trasparenza e la rendicontazione sulle attività di lobbying per garantire che i cittadini sappiano chi cerca d'influenzare le decisioni politiche in modo da ridurre il rischio di corruzione".

Mrcela ha incalzato la discussione, ribadendo che "i cittadini hanno il diritto di sapere chi influenza le decisioni politiche" e sottolineando che "l'accesso a questo tipo d'informazione deve essere semplice e veloce"

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