Politica estera

Stretta di Macron sugli irregolari: via un ministro e "gauche" in rivolta

Crisi nel governo francese per l'appoggio della Le Pen alla nuova legge

Stretta di Macron sugli irregolari: via un ministro e "gauche" in rivolta

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Ha provato a salvare la faccia in tv, Macron. Dopo lo schiaffo ricevuto dalla sua maggioranza (implosa sulla legge immigrazione passata in Assemblée coi voti delle destre neogolliste e lepeniste, e l'ala sinistra del suo partito Renaissance in rivolta) si è presentato su France 5. Due ore per difendere la stretta sull'accoglienza provando a stemperare una crisi politica culminata ieri con le dimissioni del ministro della Sanità, Aurélien Rousseau (nella foto): non un passante, ma ex capo di gabinetto della premier Borne e portavoce delle istanze dell'ala sinistra della «Macronie». Nel mentre, decine di Ong annunciavano ricorso contro «il provvedimento più restrittivo degli ultimi 40 anni» in materia di gestione degli stranieri, che il presidente si appresta a firmare a meno che il Consiglio costituzionale non lo bocci. Ipotesi in campo, ma il capo dello Stato in tv difende la legge dal fuoco incrociato di gauche e Ong: «Uno scudo che ci mancava, non contraddice i nostri valori, ci sono cose che non mi piacciono in questa legge ma abbiamo una maggioranza relativa». Dunque ha scelto di guardare a destra (col 71% dei francesi che sostiene il giro di vite) pur di portarla a casa e «scoraggiare l'arrivo di clandestini».

In tv Macron rivendica il «compromesso» per «batterci contro i flussi irregolari». Libération accusa invece il capo dello Stato di «tradimento» della gauche, da cui Macron proviene, e soprattutto dell'impegno preso dopo la vittoria 2022: far barriera al lepenismo. Per l'ex presidente Hollande, «Macron ha preso le idee del Front National, non solo i suoi voti». J'accuse che ha innescato una valanga di reazioni: 32 dipartimenti dell'Esagono guidati dalla sinistra annunciano che non applicheranno la legge, compresa Parigi della socialista Hidalgo. Mezzo partito è contro il «testo del disonore» rivisto dai neogollisti con concessioni a Marine Le Pen.

Prevede tra l'altro l'introduzione del reato di soggiorno irregolare, regolarizzazioni più difficili e addio allo ius soli (i figli di stranieri residenti in Francia dovranno far domanda tra i 16 e i 18 anni).

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