Guerra in Ucraina

Stretta Usa sui bond russi. Mosca sull'orlo del default

Quando era a capo della Federal Reserve, Janet Yellen era considerata una colomba a tutto tondo

Stretta Usa sui bond russi. Mosca sull'orlo del default

Quando era a capo della Federal Reserve, Janet Yellen (in foto) era considerata una colomba a tutto tondo. Donald Trump, infatti, non la riconfermò, accusandola di aver abbassato molto i tassi per favorire Hillary Clinton nella corsa per la Casa Bianca. Diventata responsabile del Tesoro Usa, Janet ha però scoperto il pugno di ferro e la rapacità del falco. Anche a costo di contraddirsi.

Ieri l'ex banchiera centrale ha detto di ritenere «improbabile» che venga prorogata, dopo il 25 maggio, la licenza che ha consentito alla Russia di continuare a onorare i propri pagamenti del debito. Janet fa la faccia feroce, e i mercati le danno retta: come si evince i prezzi dei credit default swap, cioè lo scudo contro il crac, le probabilità che Mosca finisca sul binario morto della bancarotta entro un anno sono salite al 90% dal 77% nel giro di 24 ore. Il Cremlino sembra far spallucce: se la deroga Usa alle sanzioni non sarà rinnovata, pagheremo in rubli, ha fatto sapere il ministro delle Finanze, Anton Siluanov. In attesa di prender parte al G7 dei ministri finanziari e dei governatori delle banche centrali, Janet gioca col fuoco. Ben sapendo che le «prospettive economiche sono incerte», che l'inflazione continua a essere una spina nel fianco (anche di Joe Biden, in chiave elettorale) e che il Vecchio continente è «più vulnerabile» a una recessione. «Vogliamo aiutare l'Europa» a limitare la dipendenza dall'energia russa, ha detto. Ma la mano tesa agli europei non si vede. Anzi: annunciare il mancato rinnovo della deroga alle sanzioni equivale a creare altre tensioni a livello economico e finanziario, dopo quelle già provocate l'altro ieri con la gaffe sul bando entro sei mesi delle importazioni da Mosca. Eppure, intorno alla fine di aprile, proprio la ministra aveva esortato l'Ue ad andarci piano con le ritorsioni sull'energia poiché sarebbero state un boomerang. «Farebbero aumentare i prezzi globali del petrolio e questo avrebbe un impatto negativo sull'Europa e altre parti del mondo».

Cambiare idea in neanche un mese si può, ma a patto di non essere responsabile del Tesoro americano in tempo di guerra.

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